Recensione: Antithesis Of Time

Di Massimo Ecchili - 31 Gennaio 2011 - 0:00
Antithesis Of Time
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Anno: 2010
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90

Partono da lontano i sardi Memento Waltz: nascono nel 1994 a Tempio Pausania come band heavy metal e giungono alla release di Anthitesis Of Time passando per tre demo ed un altro EP, tanta gavetta ed un’ostinata passione che li ha portati fino a qui.

Dopo i doverosi complimenti all’artwork di Tiziana Ruiu (davvero bella la copertina) accreditata anche delle backing vocals, è il caso di inquadrare, almeno a grandi linee, la proposta dei nostri.
Appare piuttosto evidente come debbano essere molti gli artisti che hanno influenzato e continuano a farlo, in una maniera o in un’altra, il modo di concepire la scrittura e l’esecuzione musicale dei Memento Waltz, ma per dovere di sintesi e per gusto dell’essenziale è possibile ridurre l’ispirazione sommariamente a due nomi: Spiral Architect e King Crimson. Dalla band norvegese di A Sceptic’s Universe hanno ereditato ritmiche contorte, capacità di trasmettere allucinazioni sonore e disinteresse per la facile melodia: non vogliono piacere, ma colpire dritto in faccia chi ascolta. Della leggendaria band capitanata da Robert Fripp hanno preso il gusto della ricerca in musica fondata sulla miscela di generi diversi (e soprattutto contaminata dal jazz) nonché la perizia compositiva. Questi due nomi altisonanti non facciano però pensare ad un lavoro di pedissequa copiatura, da parte della band sarda, di quanto già sentito nei dischi delle due succitate band. Con Anthitesis Of Time i Memento Waltz offrono l’occasione, a chi ne ha voglia, di ascoltare qualcosa di molto personale.

L’opener Through The Spiral Rise mette subito in chiaro come i nostri non abbiano la minima intenzione di far prigionieri: la sensazione è quella di aprire la porta di casa e venire investiti da un treno in piena corsa. Le intricatissime ritmiche della coppia Deiana/Maciocco, unite al cantato angosciante di Piu e all’ossessività con la quale Poier segue le ritmiche stesse e su di esse ricama, costituiscono un groviglio sonoro inizialmente di difficile comprensione. Riescono ad ogni modo nell’impresa di avere un’iniziale effetto disturbante, permettendo nel contempo di immergersi pienamente nell’atmosfera del disco.
Non diminuisce il senso d’inquietudine nemmeno con Cosmic Illusion, venata di thrash e contaminata da aperture di stampo fusion e momenti più canonicamente (per quanto in questo caso il termine sia da prendere con le pinze) prog metal. Impressionante il lavoro di Deiana al basso, capace di stupire e soddisfare anche i più esigenti, così come impressionante è il pathos che la singolare voce di Piu riesce ad infondere all’intero pezzo, diventando valore aggiunto a già bastante qualità.
L’assalto sonoro si placa (almeno inizialmente) con Cyclonic Vision, brano più compassato ma non meno interessante. Ottimo l’uso delle percussioni nella prima parte, mentre nella seconda il gioco torna a farsi duro; da segnalare l’assolo di Poier: indubbiamente degno di nota e molto ispirato. L’interesse cala leggermente durante la breve Albert The Visitor, esperimento strumentale (se non per alcune voci registrate) che viaggia a metà tra groove ritmico e psichedelia. La title track chiude Anthitesis Of Time in modo egregio: nonostante non abbia la carica sperimentale dei primi brani, ne mantiene ugualmente gli standard qualitativi, con l’aggiunta di un testo dallo spiccato lirismo, come dimostrano i versi:


Time
I fear you
Break the clock
My heart is dying


In più il finale, di grande atmosfera, funge da degna chiusura schizofrenica (rapportata al resto del brano) per un disco che abusa di contrasti forti.
L’ultima sorpresa arriva quando, girando il booklet, si legge: “Recorded “at first take”, with no triggering technologies and corrections”, aspetto che rende in qualche modo ancora più soddisfacente l’ascolto appena terminato.

Molti fruitori di musica fondano i propri gusti su quelle che chiamano emozioni, non considerando due aspetti assolutamente rilevanti della questione: innanzitutto molti chiamano “emozioni” ciò che sarebbe più corretto appellare in altro modo, dal momento che, nel senso che spesso si attribuisce ad esse, si escludono porzioni significative dell’intero spettro emotivo. Certo, quando la melodia latita l’ascolto si fa più impegnativo e i giri nel lettore, per capirci qualcosa, si moltiplicano. Forse il vero problema è che a molti non piacciono le cose “difficili”. Il secondo aspetto riguarda la ricerca musicale: molto (troppo) spesso si disquisisce di innovazione, originalità et similia, ma quando finalmente ce le si ritrova davanti si fatica a riconoscerle. Questa breve divagazione per chiarire che Anthitesis Of Time sa far provare svariate emozioni e tutte violentissime, nonostante molti, come già successo nei confronti dei norvegesi Spiral Architect e di molti altri, potrebbero trovarli “freddi”.

Anthitesis Of Time è un lavoro che va guadagnato frammento dopo frammento, quasi si dovesse prima capire come e perchè ogni singola tessera sia stata concepita, per poi poterle riunire tutte nel puzzle che dà loro il senso d’insieme. Uno sforzo impegnativo, certo, capace però di elargire soddisfazione a chi si prende la briga di affrontarlo.
Il disco in questione è un viaggio in musica lungo mezzora che, ascolto dopo ascolto, diventa sempre più affascinante. Lunga vita dunque ai Memento Waltz, perchè di cose da dire ne hanno ancora moltissime e, pochi dubbi a riguardo, anche molto interessanti.

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Tracklist:
01. Through The Spiral Rise 6:48
02. Cosmic Illusion 8:12
03. Cyclonic Vision 5:14
04. Albert The Visitor 2:42
05. Anthitesis Of Time 7:55

Line-up:
Gabriele Maciocco: drums and percussions
Giuseppe Deiana: bass
Livio Poier: guitars
Marco Piu: vocals

Tiziana Ruiu: female backing vocals

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