Recensione: Antithetical

Di Daniele D'Adamo - 9 Gennaio 2014 - 19:18
Antithetical
Band: Malevolence
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2013
Nazione:
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73

«Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
et volo sopra ‘l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto ‘l mondo abbraccio.
Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,
né per suo mi riten né scioglie il laccio;
et non m’ancide Amore, et non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.
Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte et vita:
in questo stato son, donna, per voi.»

(Francesco Petrarca, Canzoniere, “Pace non trovo, et non ò da far guerra”)

Questo sonetto, in maniera mirabile, descrive il concetto di ‘antitesi’; quale figura retorica, cioè, consistente in un accostamento di parole o di concetti contrapposti. Dal significato di tale sinonimo prende spunto Carlos Cariano (chitarra e voce), mastermind della band portoghese Malevolence, per mettere a fuoco i contenuti lirico-musicali di “Antithetical”, terzo full-length in carriera. Carriera cominciata nell’ormai lontano 1994 e che, assieme all’ultimogenito, annovera due demo (“Pleasure Of Molestation”, 1994; “Celebration Of Dysfunctional Becoming”, 2003), un singolo (“Slithering”, 2012) e altri due lavori di lunga durata (“Dominium”, 1996; “Martyrialized”, 1999).      

Così, “Antithetical” si pone davanti a chi ascolta come un contenitore ricco di coppie dai valori opposti. Ferma restando una struttura di base che si fonda nel death metal, Cariano e soci (fra essi Paulo Pereira, il bassista dei più noti connazionali Moonspell) mettono mano a tutta la tecnica a loro disposizione (tanta) per rimescolare continuamente le acque; cui sono disciolte dissonanze e armonie, accelerazioni e rallentamenti, delicati intarsi acustici e furibondi assalti al calor bianco, sapori vintage e modernissimi gusti *-core, dolcezze e rudezze, brani dalla lunghezza convenzionale assieme a vere e proprie suite. Insomma, un vero e proprio caleidoscopio di emozioni, stili musicali (death, thrash, prog, black), toni, umori la cui precisa catalogazione è quasi impossibile. Per definizione.

Ad arricchire ulteriormente un sound ai limiti della ridondanza non mancano robuste orchestrazioni, segmenti ambient e cori poderosi, in tutti i casi assai godibili giacché ben inseriti nel mood del contesto generale. È chiaro che un approccio del genere sottintende un alto rischio di dispersione: sono talmente tanti, gli elementi eterogenei fra loro rinvenibili in “Antithetical”, che la composizione fa molta a fatica a tenerli assieme su un solo binario; cioè a trattenerli entro i confini del disegno che rappresenta il marchio di fabbrica dell’ensemble iberico.

Sarebbe la disgregazione, se non ci fosse la roca ugola di Cariano a legare a mo’ di fascio ciò che fuoriesce dagli strumenti dei suoi compagni. Il vocalist, difatti, oltre ad avere un approccio unico alle linee vocali, e quindi facilmente riconoscibile, mette in campo quel carisma necessario a fare dei Malevolence un gruppo e non un semplice insieme di cinque musicisti. Un carisma che tuttavia non incide così come forse dovrebbe sull’efficacia del songwriting, capace di dar vita a song eccezionali (“Antithetical”) ma, anche, a canzoni difficilmente assimilabili per la loro (“Exocortex Momentum”) esagerata prolissità.

Un effetto… antitetico che, sicuramente, i Malevolence non avrebbero voluto avere e che, inevitabilmente, porta “Antithetical” a stancare prima del dovuto; tenuto conto delle ottime premesse intravedibili nell’ottima opener “Slithering”. L’idea primigenia è comunque più che buona e merita senz’altro altre occasioni per essere sviluppata con maggior vigore e consistenza.       

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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