Recensione: As the Ashes Settle

Di Daniele D'Adamo - 22 Settembre 2023 - 0:00
As the Ashes Settle
75

Nuovo arrivato in casa Orphalis. Si tratta di “As the Ashes Settle“, quarto full-length in carriera. Il quale si avvale dell’esperienza acquisita con la pubblicazione dei primi tre platter, per farsi strada nell’ammucchiata di band che praticano il death metal.

Death metal basato sull’ortodossia, quello del combo teutonico, che strizza l’occhiolino alla vecchia scuola ma non troppo, giacché il tutto suona fresco, si fa per dire, nonché moderno. Un misto ben equilibrato di conservatorismo ed evoluzionismo, insomma.

Un sound che non sono poi così in tanti, a proporre ai giorni nostri. In piena era progressista, il death metal è uno dei generi che ha subito di più, assieme al black, la frammentazione in parecchi sottoprodotti. Technical, brutal, symphonic e atmospheric, giusto per dirne alcuni, imperversano nell’etere, dimenticandosi quasi di quale sia la vera essenza del death metal stesso. I cui dettami natii sono improntati su atmosfere cupe, oscure; sparpagliati nelle caverne sotterranee che forano la Terra, ove è forte il sentore di morte, di decomposizione.

Il quintetto di Dortmund, invece di buttarsi a pesce in qualche foggia musicale di quelle più su menzionate, cerca di trovare l’equilibrio, instabile, fra vecchio e nuovo. Riuscendoci e, quindi ribadendo quanto già espresso per sottolineare uno stile difficile da inquadrare in solide coordinate, che rendano lo stile medesimo univocamente rimandabile al loro moniker. Certo, si tratta di underground, purtuttavia l’appartenenza al roster dell’ormai leggendaria label indiana Transcending Obscurity Records non può che regalare una visibilità che può andare al di fuori della ristretta cerchia di fan super appassionati.

La formazione è composta dai classici cinque musicisti, ideale – almeno a parere di chi scrive – per dare il meglio in ambito death. Ove, cioè, uno dei paletti inamovibili è quello di creare un massiccio, corposo, invalicabile muraglione di suono. Operazione che riesce più che bene ai cinque ragazzi della North Rhine-Westphalia.

Jens Dürholt e Morten Formeseyn sono una coppia di chitarristi estremamente affiatati, e si sente: il riffing è complicato, complesso, ma grazie a una naturale capacità di elaborare accordi messi in fila nella loro quasi perfezione cinetica, esso scorre via con una scioltezza sorprendente. Nella sua organizzazione si possono percepire i ridetti echi dell’old school, ma anche la possanza della tecnica del palm-muting, molto utilizzata in ambito thrash. Non ultimo, un affinamento delle corde delle note più alte sì che il tutto suoni tagliente come una lama da rasoio (‘The Wolves Draw Near’) e, naturalmente, la presenza di soli acuminati sì da scarificare la carne.

Di tutto rispetto la sezione ritmica, nella quale vivono in simbiosi il poderoso basso di Thomas Köhler (‘Staring into Ruin’) e la rutilante batteria di Phillip Hatcher, capace di accarezzare con abilità i vari cambi di tempo pulsanti all’interno dei brani. Compresi i blast-beats (‘An Effigy to Humanity’) e gli stop’n’go (‘Ritual of Conflagration’). L’erogazione di potenza è assolutamente devastante, senza interruzioni di sorta, lungo il cammino che porta da ‘As the Ashes Settle’ a ‘Crowned in Hatre’. Da apprezzare anche le linee vocali elaborate da Thomas Szczecina e da Dürholt, che si alternano fra acide harsh vocals e rabbioso growling per non evitare la monotonia di un modo di cantare sempre uguale a se stesso.

Buone anche le canzoni. Seppur obbedienti allo stile del gruppo, esse sono diversificate in modo tale da poterle riconoscere già dopo pochi ascolti. Con in più l’intermezzo techno/ambient di ‘Moon Supremacy’ che si trasforma, riprendendola, nella ‘From Shadows Arisen’, gustosa devastazione a tappeto la cui aggressività si assesta sui massimi livelli di cattiveria musicale, seguita dal devasto totale di ‘Labyrinth Configuration’.

Insomma, con gli Orphalis è impossibile annoiarsi. “As the Ashes Settle” è un album variegato, che regala sempre più particolari interessanti via via che si susseguono gli ascolti.

Daniele “dani66” D’Adamo

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