Recensione: Astronomy

Di Roberto Gallerani - 24 Novembre 2006 - 0:00
Astronomy
Band: Dragonland
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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87

Quarta release (seconda sotto la saggia guida della Century Media) per i Dragonland, band votata a un power melodico che, album dopo album, è diventato sempre più elegante e ricercato, grazie a composizioni curate nei minimi dettagli e ad inserimenti mai spropositati di orchestrazioni che fanno da accompagnamento a sezioni ritmiche e chitarre decisamente heavy. Va detto, a onor del vero, che questi ragazzi non inventano nulla in campo power, ma la loro forte personalità e la capacità di ricreare composizioni quasi sempre mai banali ma di sicuro impatto con strutture tutt’altro che scontate, riescono a non annoiare l’ascoltatore e a trasportarlo in lontani lidi musicali attraverso un viaggio sfumato di cori, musica classica e riff granitici.

Da sempre le band svedesi hanno produzioni di qualità impeccabile, e in tal senso i Dragonland non fanno eccezione; al contrario presentano suoni molto definiti per far risaltare la tecnica sopraffina dei nostri e le melodie, belle e accattivanti, da sempre marchio di questo gruppo sempre più sorprendente. La band è sempre capitanata dal chitarrista Olof Morck, musicista tecnico ed innamorato della musica classica; da sottolineare però la crescita tecnica ed interpretativa del singer Jonas Heidgert, che oltre ad aver un’ugola dalla grande estensione, ricrea melodie per niente facili ed eseguite con grande maestria.

Astronomy è forse il loro lavoro più ambizioso e lo dimostrano i pezzi contenuti: repentini cambi d’umore, strutture ritmiche che non abusano delle regole imposte dal genere (vedi la doppia cassa limitata a qualche apparizione), voci femminile di stampo operistico e growling in contrapposizione al cantato molto pulito del cantante. L’opener del disco è tra le song più belle dell’anno! Supernova è un concentrato di potenza e melodia che, ne sono convinto, soddisferà molti. Si prosegue con Cassiopeia che, dopo un intro eseguito da chitarra acustica, sfocia in un pezzo metal dal grande impatto emozionale grazie soprattutto alla voce femminile che s’intreccia con la maschile in un chorus davvero azzeccato. Bello e sentito anche l’assolo nella parte centrale del brano. In Contact i ritmi si alzano presentandoci un classico brano power, forse un po’ troppo standard, ma di spessore senza alcun dubbio. La title track Astronomy è un brano di difficile assimilazione in quanto a fatica fa presa sull’ascoltatore, dando l’impressione di non essere completo fino in fondo; si tratta comunque, secondo il mio parere, dell’unico calo di tutto il platter. I nostri, infatti, si rifanno con Animatter, che alterna ritmi serrati con chitarre tendenti al thrash e voci growling, a un ritornello evocativo e in pieno stile Dragonland. The Book Of Shadows Part IV riprende il discorso interrotto nel precedente Starfall; brano strumentale, ottimamente eseguito e che svolge a dovere il suo compito di far riprendere fiato all’ascoltatore; pausa necessaria, a mio avviso, in quanto la seguente Beethoven’s Nightmare si presenta come il capitolo migliore del lotto! Dopo un intro di chitarra il pezzo cresce d’intensità con una strofa oscura per poi aumentare il ritmo a ridosso del ritornello; ed ecco che ci si trova al cospetto di un improvviso e inaspettato break di pianoforte che fa da preludio al ritornello, condito da una performance vocale degna di nota (tendente al lirico) e accompagnata da un refrain di chitarra che ti trascina dall’inizio alla fine! Ottimo!
Too Late For Sorrow è una semi ballad dal sapore ottantiano e con un feeling happy, impreziosita da un duetto con voce femminile. Gli svedesi tornano a spingere sull’acceleratore con Direction Perfection, con il quale ci viene proposto un brano tra i più cattivi della discografia dei Dragonland, reso interessante da una sezione strumentale prima orchestrale, poi heavy e infine melodica, con la quale si chiude un pezzo dalla struttura non definibile e dannatamente affascinante.
L’album si chiude con la trilogia The Old House On The Hill dove musica classica da colonna sonora e metal si fondono in un susseguirsi di emozioni difficili da descrivere ma che lasciano allibiti per la bellezza delle composizioni.

Grande sorpresa i Dragonland di questo 2006, da sempre vista come band di seconda categoria ma che ha saputo produrre un lavoro che sa trasmettere la cosa più importante: emozioni! Questo grazie a una buona dose di personalità, a un gusto sopraffino per le melodie e a una passione sfrenata per la musica che traspare da ogni nota di questo disco. Consiglio caldamente di non lasciarsi scappare questo platter in quanto sono convinto che questo gruppo, a inizio carriera lanciato sul mercato quando era ancora troppo acerbo, abbia raggiunto la completa maturazione e compiuto il salto di qualità, dimostrando di saper scrivere ottima musica secondo un proprio determinato stile. Complimenti!

Roberto “Van Helsing” Gallerani

Tracklist:
1. Supernova
2. Cassiopeia
3. Contact
4. Astronomy
5. Animatter
6. The Book Of Shadows Part IV: The Scrolls Of Geometria Divina
7. Beethoven’s Nightmare
8. Too Late For Sorow
9. Direction Perfection
10. The Old House On The Hill Chapter I: A Death In The Family
11. The Old House On The Hill Chapter II: The Thing In The Cellar
12. The Old House On The Hill Chapter III: The Ring Of Edward Waldon

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