Recensione: At the Gates of Doom
Nella mitologia irlandese, il Mag Mell è un regno al quale hanno accesso i morti o le persone che hanno compiuto atti gloriosi. Uno dei regnanti di questo luogo epico fu il leggendario Tethra dei fomoriani, un popolo di semidei che, nell’antichità, abitò l’Irlanda.
È proprio al nome di quest’uomo, che i nostrani Tethra si sono ispirati nella scelta del moniker.
Nati nel 2008 a Gallarate (città che ha dato i natali nientemeno che ai celebri DoomSword), i ragazzi sono fautori di un death/doom metal estremamente classico, che non difetta in personalità e gradevolezza d’ascolto. Pur se priva di spunti geniali, la musica proposta dal quartetto poggia su delle basi solide: i membri del gruppo sono infatti musicisti dotati di grande sensibilità artistica e di una buona preparazione tecnica. Su tutti svetta il cantante Claudio Passeri, noto ai più per aver militato nei Coram Lethe e nei Gory Blister.
Il primo EP partorito dai Nostri è “At the Gates of Doom”, che vede la luce nel 2010. Sostenuto dalla produzione -ottima per altro- della Occultum, il full-length può contare su songwriting solido e ben elaborato: i pezzi scorrono piacevoli all’ascolto e non difettano né in potenza né in atmosfera.
Il mood dell’opera si attesta su toni oscuri e pesanti ed è sottolineato non solo da ritmiche dilatate e decisamente lente, ma anche da un lavoro pregevole di chitarre e di basso. Le melodie tessute da Alessandro e Belfagor sanno affascinare e catturare l’ascoltatore. Clode al microfono si destreggia con grande professionalità sia nel growl sia nel pulito, che ho trovato assai convincente ed appassionante. Il cantante, dotato di un timbro profondo e di una voce particolarmente duttile, offre una prova superba non solo dal punto di vista tecnico, ma anche da quello emotivo, accrescendo non di poco il valore dell’EP.
Diviso in cinque canzoni per 25 primi di musica, “At the Gates of Doom” è uno di quei prodotti che vanno vissuti nella loro interezza. Tentare di descrivere le canzoni una ad una sarebbe un errore, poiché si spezzerebbe la magia creata dal combo.
Le sonorità si avvicinano a quelle classiche del death/doom inglese d’annata (il tributo agli Anathema meno melodici e ai My Dying Bride è bene evidente), con qualche accenno al doom più classico dei celeberrimi Cathedral, il tutto condito da influenze dal vago sapore stoner.
“At the Gates of Doom” è dunque un antipasto gustoso per quello che sarà, si spera, il primo disco dei lombardi. Sperando di avere nuove notizie quanto prima, per ora non mi rimane che consigliarne caldamente l’ascolto a tutti gli amanti del buon vecchio death/doom metal.
Emanuele Calderone
Tracklist:
01- The Gates of Eternal Damnation
02- Everyone Must Die
03- At the Gates of Doom
04- Arise from my Fate
05- My Agony
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