Recensione: Atlantis

Di Roberto Gelmi - 12 Dicembre 2022 - 12:00
Atlantis
Band: Soen
Etichetta: Silver Lining Music
Genere: Progressive 
Anno: 2022
Nazione:
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90

Il 18 novembre scorso è uscito il primo live dei Soen, Atlantis, che propone una setlist intensa di 14 pezzi rivisitati in chiave soft, registrati il 10 dicembre 2021 presso gli studi Atlantis Grammofon di Stoccolma con il supporto di un’orchestra di otto elementi.

Quando parliamo di Soen non possiamo non spendere due parole circa il livello qualitativo raggiunto da questo supergruppo che con il tempo ha regalato dischi di caratura notevole. I Soen sono la band dal sound vellutato che propone brani dal titolo conciso e vede alla batteria il grande Martin Lopez (ex Amon Amarth, ex Opeth). Dopo Imperial, il combo scandinavo punta a spezzare la propria discografia proponendo un disco interlocutorio che però si rivela un altro cammeo. I motivi per non sottovalutare Atlantis sono più di uno. Anzitutto la scelta della registrazione live con un ensemble orchestrale, in secondo luogo la presenza dell’inedito “Trials”, infine la splendida cover di “Snuff” degli Slipknot.

Ma procediamo con ordine. Il disco si apre con “Antagonist”, dall’ultimo album Imperial. Il confronto con il brano originale è inevitabile e la considerazione che si può fare è solo una: la versione unplugged è di rara bellezza e riesce a non snaturare le liriche del brano. Gli arrangiamenti orchestrali sono tanto semplici quanto efficaci, la voce di Joel Ekelöf resta pulita e incisiva; ottima trovata anche gl’inserti di voce femminile. “Lunacy” (ultimo pezzo di Lotus) non ha subito un restyling troppo distante dalla versione originale (già di suo onirica e con dinamiche toccanti) e inserita in questo punto della scaletta viene valorizzata a dovere. “Monarch” (da Imperial) invece cambia veste e si spoglia delle chitarre elettriche metal per lasciar spazio a chitarre blues che si sposano con le note di violino. Uno dei momenti più alati del disco è la successiva e inedita “Trials”, una ballad toccante che include un assolo di chitarra da riascoltare in loop. È bello vedere anche l’atteggiamento della band nell’interpretare i brani, si presentano come musicisti calati nel contesto sonoro senza desiderio di strafare ma come persone votate alla musica, quasi dei sacerdoti laici di rara dedizione.

River” (da Lotus) è una versione abbastanza fedele all’originale, la scelta è stata azzeccata. “Jinn” è una perla tratta da Lykaia ed è bello confrontare questa versione (che prevede anche un arrangiamento d’archi con sentori orientaleggianti) con l’originale e i suoi suoni di chitarra sporchi e ruvidi.

Torniamo a Imperial con i due brani successivi. “Illusion”, immancabile in un live crepuscolare come Atlantis, è un pezzo che riesce a cullare l’ascoltatore e lo lascia in uno stato di grazia che azzera lo scorrere del tempo. “Modesty” ha un impatto emotivo più potente nel refrain e i violini all’avvio (invece del mellotron) sono un tocco di classe. La prima strofa di “Lucidity” (da Lykaia) nella vellutata versione live acquista un flavour che ha dell’ipnotico. Sentire scandire le parole «In a purple robe / Throne of needles /Sailing to the sun / Reaching higher» ha un che di metafisico. Ovviamente anche la versione originale del pezzo è un gioiello con le sue contaminazioni stoner.

E siamo finalmente a “Savia”, brano che chiude Cognitive, lo spiazzante debut album del 2012. Ascoltate l’inizio del secondo minuto e dite se l’effetto dei violini e della doppia cassa non è trascinante… Volendo i Soen potrebbero suonare devastanti ma è proprio la loro furia dominata che crea il loro sound calcolato nei minimi dettagli. Uno dei momenti migliori del live, linee di basso incluse. “Fortune” (da Imperial) ha un incedere decadente e fatale, e già nella versione originale prevedeva inserti orchestrali.

Gli ultimi tre brani in setlist prevedono una chicca assoluta. Parliamo di “Snuff”, cover del brano tratto da All Hope Is Gone, album del 2008 degli Slipknot. Ormai la distinzione tra metal tout court e metal commerciale è passata di moda e ascoltare questo tributo alla band di Joey Jordison è da brividi. Chiudono il cerchio due pezzi da Lotus, “Lascivious” e l’omonima titletrack, entrambi riproposti in modo sopraffino.

Atlantis in definitiva è un disco da assaporare ad ogni ascolto; vengono in mente altri dischi forti di una simile particolarità, Damnation degli Opeth e 12:5 dei Pain Of Salvation, la Svezia è fucina di talenti ieri come oggi. I Soen non perdono colpi, anzi fanno il punto su quanto composto fino a oggi e rileggono i propri spartiti in una chiave inedita e sorprendente. Quando un disco nasce da queste premesse, anche se è un live, non possiamo che ringraziare e tornare a premere play per goderci questa musica sopraffina, chapeau.

 

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