Recensione: Ave End

Di Alessandro Calvi - 17 Agosto 2004 - 0:00
Ave End
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Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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65

Sesto album per i tedeschi Lacrimas Profundere capitanati da Adreas Schmidt. Con questo nuovo platter la band continua sul sentiero iniziato con “Burning: a Wish” e definitivamente affermato e consolidato con il precedente “Fall, I Will Follow”. Sembrano quindi lasciati da parte del tutto le atmosfere gothic-doom e il growl degli inizi per seguire una strada che si avvicina moltissimo al goth-rock.

Le coordinate musicali di questo “Ave End” non si discostano in maniera sostanziale dal precedente album. Tutte le caratteristiche di “Fall, I Will Follow” le ritroviamo praticamente identiche in questo nuovo lavoro dei tedeschi.
Le composizioni si rifanno molto a un song-writing di stile rock, puntando su ritmiche semplici e orecchiabili senza troppi cambi di tempo all’interno di ogni traccia. Questo volendo è un punto a favore e al contempo a sfavore del disco. Se da una parte infatti risulta assimilabile già al primo ascolto e quindi in grado di raggiungere e di farsi apprezzare da un pubblico più ampio, personalmente trovo alcuni passaggi soprattutto di batteria quasi troppo elementari. Dopo aver ascoltato dischi come “La Naissance d’un Rève” o “Memorandum” sarebbe decisamente lecito aspettarsi molto di più. Purtroppo la scelta musicale dei Lacrimas Profundere passa anche da questo e va accettata.
Le canzoni rimangono comunque piuttosto varie nel loro insieme, presentando ognuna aspetti leggermente differenti. Ad esempio le chitarre in alcune composizioni perdono terreno a favore delle tastiere nel costruire la melodia dei brani, ma almeno acquistano maggiore spessore grazie a un suono più pieno. In altre al contrario il song-writing si concentra quasi esclusivamente proprio sulle chitarre distorte riportando alla mente passaggi probabilmente più hard-rock che propriamente metal.
Dal punto di vista della voce ormai già dal disco precedente il growl è stato messo definitivamente da parte. Schmidt si concentra unicamente sulla voce pulita e non se la cava decisamente male, fin dai primi album aveva dimostrato di essere un vocalist piuttosto versatile capace di passare dallo scream al growl alle clean vocals. Ora che si concentra unicamente sulla voce pulita riesce comunque a far un buon lavoro e a variare molto il tono dei vari passaggi da quelli cantanti, ai cori, a brani quasi recitati. Un po’ meno d’accordo sono sull’utilizzo in alcuni frangenti delle voci filtrate, ma questo è solo una questione di gusti personali.

Riguardo alle canzoni, menzioni particolari meritano ovviamente la title-track, uno dei brani più elaborati tra quelli presentati in questo platter che per fortuna riporta alla mente a tratti un po’ del vecchio spirito dei Lacrimas Profundere.
Di tutt’altro genere, forse quella che meglio rappresenta la nuova corrente seguita dalla band, ma decisamente la canzone che meglio resta in mente, è la quarta traccia “Sarah Lou”. Il merito è principalmente del ritornello, molto semplice, molto sul melodico-depresso ma con una linea vocale che ti si stampa subito in mente e già al secondo passaggio ti ritrovi a canticchiartela nella mente anche senza sapere il testo.
Molto evocativa e decisamente la traccia più malinconica e triste di tutto il disco, oltre che una delle canzoni più belle secondo me, è l’ultima “Come Solitude” in cui ad accompagnare la bella voce di Schimdt troviamo solo il piano e le tastiere che vi tessono attorno la giusta atmosfera.

Dal punto di vista delle critiche se dovessi basarmi solo sui miei gusti personali decisamente dovrei farne moltissime. Almeno tante quante è diverso il loro sound attuale rispetto a quello di Memorandum. Da un punto di vista più oggettivo invece le critiche non sono molte, si tratta di un album onesto senza nessuna pretesa di rivoluzionare un genere e forse la sua debolezza è tutta qui. Si accoda a un filone e ne assimila tutti gli stilemi senza voler rompere gli schemi. Certo, le capacità compositive dei Lacrimas Profundere tanti gruppi di goth-rock se le sognano, ma proprio per questo sarebbe lecito aspettarsi di più di un disco “solo leggermente” sopra alla media.

Per concludere si tratta come sempre di un bell’album. Sopra alla media, come ci hanno abituato i Lacrimas Profundere, gruppo troppo spesso sottovalutato. Tutto dipende sempre dai gusti dell’ascoltatore, ai fan della prima ora del gruppo sconsiglio sicuramente l’acquisto perchè ormai di quel sound non è rimasto pressochè nulla. Tra gli amanti del goth-rock invece potrebbe essere un disco decisamente molto apprezzato.

tracklist:
01 One Hopes Evening
02 Ave End
03 To Bleed or Not to Be
04 Sarah Lou
05 Amber Girl
06 Testified
07 Astronautumn
08 Evade
09 Wake Down
10 Black
11 Come Solitude

Alex “Engash-Krul” Calvi

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