Recensione: Back From Beyond

Di Vittorio Sabelli - 26 Marzo 2014 - 0:10
Back From Beyond
Band: Massacre
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2014
Nazione:
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84

 

Reunion d’eccezione per una delle band che con il capolavoro “From Beyond”, datato 1991, dava il suo massiccio contributo alla causa del primo death metal, quello senza fronzoli e scusanti, che insieme a gente come Morbid Angel, Deicide, Obituary, Death picchiava dritto fino a stenderti.

E purtroppo da allora la band ha avuto tantissimi dissidi interni che l’hanno smembrata, ridotta all’osso, fino a chiudere i battenti per ben quattro volte (la più lunga dal 1996 al 2007), e ogni reunion ha cercato di onorare il nome a cui i tanti fan erano fedeli, ma purtroppo con risultati alquanto insoddisfacenti. Basti solo pensare che dal secondo disco “Promise” (del tutto insufficiente) sono passati ben 18 anni!

Ma come tutte le belle storie anche i Massacre hanno deciso di riprovarci, anche se solo per 2/4 della band originale, considerata l’assenza dell’ex Death Bill Andrews, che ormai fa vita ‘ritirata’ in Giappone e del cantante (ex Mantas) Kam Lee, alla guida della band dai primordi fino all’ultimo scioglimento del 2007.

I due reduci Rick Rozz e Terry Butler hanno deciso di puntare su Edwin Webb per la parte vocale e su Mike Mazzonetto alla batteria, per questo ritorno che da tanto tempo si sperava avvenisse. E la band si ri-presenta con un disco dal titolo più che emblematico: “Back From Beyond“. Tocca scoprire se è solo una ‘trovata’ pubblicitaria per riavvicinare i fan oppure se davvero la band ha intenzioni bellicose, come trent’anni fa.

Solo il primo minuto lascia spazio all’immaginazione, con l’intro “The Ancient Ones”, dopodiché sarete investiti da un tir lanciato a 200 km/h senza freni. I riff sono pesanti, la voce è aggressiva e rabbiosa, i tempi riescono ad alternarsi tra medium/slow e up non lasciando punti d’appiglio, se non un continuo susseguirsi di sezioni spaccaossa, a partire da “As We Wait To Die”, dove i Nostri fanno la voce grossa, come a dire: siamo tornati, non l’avreste mai detto!

I brani si susseguono con naturalezza e sicurezza dei propri mezzi, perdendosi tra riff infernali e soli di chitarra ben incastrati con le sezioni devastanti, cui l’ottimo Ed Webb mette in risalto con la sua ugola d’acciaio. Non mancano le ritmiche cari ai ‘primi’ Massacre, di provenienza punkeggiante (“Remnants Of Hatred”, “Darkness Fell”), che ben si alternano con sfuriate della doppia cassa di Mazzonetto, che si dimostra un ottimo e soprattutto variopinto drummer, adatto allo scopo per cui la band si è prefissa di tornare a macinare tutto e tutti.

Non da meno il contrasto lupo/orso che accompagna lo stile vocale di Edwin Webb, capace di attingere da un’ampia gamma di suoni provenienti dalla sua ugola, cambiando colori e atmosfere per tutti i brani del disco. Basta dare un ascolto e “False Revelation” e “Sands Of Time” per capire di cosa è capace il nostro animale. Nel secondo brano il solo killer di Rozz mette in campo la follia e l’esperienza, che si riflettono in fase di scrittura e di composizione, ben coadiuvato dall’altro ex-Death Terry Butler, bassista di spicco del panorama death metal, e non solo per la sua permanenza a fianco di Chuck in The Spiritual Healing, ma per la sua ventennale figura nei Six Feet Under e attualmente nuovo bassista degli Obituary. Insomma, una garanzia che si riflette in musica.

L’ottima produzione, senza fronzoli e compressione, dal sound grezzo e di ‘altri tempi’ esalta le doti dei singoli e l’ottima fattura delle composizioni, sbattute in faccia senza remora e senza pietà. Dopo oltre venti anni di esperienza, la creatura malvagia è risalita dagli inferi, scandendo ritmi infernali e innescando esplosioni e incendi con il ‘vero seguito’ di “From Beyond”, che non può che farci godere appieno, soprattutto noi amanti della ‘prima ondata’ floridiana, quella di cui i Massacre sono stati (anche se per poco tempo) una delle band culto, che purtroppo si è sciolta troppo presto…speriamo che i Nostri riescano per questa volta a tenerla in vita, perché il death metal ha (ancora) bisogno di gente come loro. 

Vittorio “versus” Sabelli
 

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