Recensione: Beyond The Moon

Di Matteo Lasagni - 13 Novembre 2005 - 0:00
Beyond The Moon
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Anno: 2005
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70

Senza ricorrere a particolari stranezze e rimanendo fedeli al filone power metallaro degli ultimi 10 anni, i Majestic Vanguard sfornano il loro album d’esordio, Beyond The Moon, che propone un classico set da 10 pezzi. All’interno del disco si respira un’aria piuttosto positiva e tutto sommato le atmosfere non sono mai particolarmente oscure, lasciando spesso traspirare un appeal melodico di buon livello.

Dal punto di vista ritmico, a parte un paio di canzoni decisamente speed, il restante lotto si muove su tempi variegati, ma tendenti alle medie velocità, prediligendo in alcuni frangenti un approccio quasi prog, come nel caso dell’ottima title-track, massiccia e poderosa nel suo climax teatrale, sorretta da sonorità vicine ai Dreamtheater di Scenes From A Memory. Quello che colpisce positivamente di Beyond The Moon sono alcune intuizioni che al sottoscritto sono sembrate addirittura geniali, come l’utilizzo di keyboards rapite direttamente dalla serie X-Files, che si sposano alla perfezione col sound dei Majestic Vanguard, arricchendolo di connotazioni che potrebbero diventare il loro marchio di fabbrica nel prossimo futuro. Certo non sono solo le scelte di questo tipo che impreziosiscono questo debutto, ma anche una buona dose di preziosi refrain e di sfuriate strumentali, come nel caso delle saettanti “The Great Eternity” e “Tears In Neverland“, che tengono viva la tradizione velocistica delle lande scandinave grazie al solito mix di doppia cassa e refrain d’impatto. A dire il vero delle due la “meglio confezionata” mi sembra senza dubbio “Tears In Neverland”, titolare di ottimi stacchi mistico-sinfonici e di un coro sopra le righe che convince anche dopo numerosi ascolti. Anche in questo caso notiamo un uso sapiente di campioni tastieristici appropriati e mai scontati. Altri momenti di spessore sono sicuramente l’intermezzo strumentale “The Angels Dance“, acustico delicatissimo e introspettivo, che precede l’ispiratissima hit “Don’t Want To Be An Actor“, cupa e pesante nelle strofe, ma terribilmente catchy nel coro principale che chiama in causa i migliori Edguy. La successiva “Take Me Home” non sarebbe nulla di eccezionale, se non fosse per i favolosi dolcissimi 40 secondi iniziali, troncati purtroppo dall’ingresso invadente e inopportuno della sezione elettrica. Il resto del disco sinceramente rientra nella normalità, regalando solo un ascolto piacevole, senza comunque scendere mai sotto il livello di guardia.

Beyond The Moon a conti fatti gira senza intoppi, grazie anche ad una produzione molto curata e ad un singer ineccepibile, sia dal punto di vista tecnico che espressivo. Detto questo e considerando che stiamo parlando di un debutto, i Majestic Vanguard hanno sicuramente le potenzialità per ritagliarsi un loro spazio nel music-business dei prossimi anni, a patto che puntino a implementare le felici intuizioni presenti in questo loro esordio discografico.

Tracklist:
1. One Journey
2. The Great Eternity
3. Emotions Of A Picture
4. Beyond The Moon
5. Tears In Neverland
6. The Angels Dance
7. Don’t Want To Be An Actor
8. Take Me Home
9. Footprints
10. Mystic Eye

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