Recensione: Beyond the Shape of Violence

Di Andrea Bacigalupo - 7 Giugno 2020 - 14:40
Beyond the Shape of Violence
75

Belin se è violento questo ‘Beyond the Shape of Violence’ dei genovesi DevastatioN Inc., secondo album della loro carriera distribuito, via Punishment 18 Records, da maggio 2020 in formato digitale e da settembre 2020 anche in formato CD.

Rispetto al 2016, epoca di uscita del valido ‘No Way For Salvation’, platter d’esordio, la formazione è passata da quattro a cinque elementi a seguito dell’uscita di Alessio Gaglia e dell’ingresso, in sua sostituzione, di Caesar Remain alla chitarra e di Federico Benizzelli alla voce.

Soprattutto è radicalmente cambiato lo stile del combo, che ha voltato decisamente pagina passando da un Thrash mooolto Old Scholl aggressivo, trasgressivo e ribelle ad un sound più malvagio, feroce e demoniaco.

In pratica, i DevastatioN Inc. sono scesi all’Inferno, lì hanno trovato una loro nuova dimensione e sembra non abbiamo nessuna intenzione di risalire, trasformandosi, in pratica, in una nuova band che va ad affrontare un nuovo esordio (un po’ come hanno fatto i Pantera quando sono passati dal quasi innocuo ‘Power Metal’ al frastornante ‘Cowboys from Hell’).

Il sound è stato molto appesantito, accentuando i toni grevi, il muro sonoro è stato reso ancora più impenetrabile tramite tessiture senza spazi, il cantato è quello di un diavolo incazzato a cui hanno pestato i calli (o gli zoccoli … ) e sono tante le invasioni in territori più propri del Death Metal che vanno ad intensificare l’atmosfera sulfurea che permea il platter.

Il risultato c’è, e parecchio. Senza sminuire il già citato ‘No Way For Salvation’, che piace molto, ‘Beyond the Shape of Violence’ mostra una band cresciuta e coesa, il cui scopo è quello di colpire con una mazza ferrata e massacrare senza fare prigionieri.

La tecnica è tanta, il pathos pure ed è anche apprezzabile il coraggio che ha il combo nel seguire una vena artistica che è un po’ più di nicchia rispetto al seguito che ha il Thrash marchiato ‘vintage’, sfatando anche il detto ‘squadra che vince non si cambia’.

Non c’è brano che non sia un assalto all’arma bianca, le putrellate nelle gengive sono continue e si finisce l’ascolto di trentacinque minuti di continuo furore  sanguinanti ma contenti.

I cambi di tempo irruenti, il passaggio da riff a melodia senza freni, l’assolo nevrotico che fa strizzare l’occhio a Jeff Hanneman da lassù (o da laggiù … chissà …) di ‘The Golden Age’ sono una batosta mozzafiato.

Ci si schianta contro la barriera intrecciata dai riff marziali di ‘The Perfect Shape of Oppression’  e non si riescono a scacciare i calabroni infernali che vorticano dentro la testa durante ‘Under the Mark on Your Skin’.

I DevastatioN Inc. ci ricordano, durante la coinvolgente ritmica che accompagna l’assolo di ‘Lust for Carnage’, che nulla di questo ci sarebbe senza il genio di Tony Iommi per poi tornare a pestarci con ‘Burn the Knowledge’ e la successiva ‘Onslaught’.

Infine ci sorprendono con la conclusiva ‘Stolen Dreams of Tomorrow’, bilanciando la furia con la malinconia e la disperazione in un brano fuori dall’ordinario del disco, che ci mostra quanto il potenziale di questa band sia vasto.

Potenziale che speriamo di veder esplodere nuovamente e presto. Attendiamo, con molta curiosità, i prossimi sviluppi. Per ora, complimenti DevastatioN Inc.!!!

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