Recensione: Big Money

Di Luca Corsi - 22 Settembre 2011 - 0:00
Big Money
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Anno: 2011
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82

In questo 2011 il panorama melodico, come da un decennio a questa parte, ha continuato ad offrire ai vari appassionati uscite degne di attenzioni, vuoi per i nomi altisonanti delle storiche compagini coinvolte – Whitesnake, Night Ranger e Journey su tutti – vuoi per l’effettiva qualità, quando buona, quando addirittura ottima, dei prodotti immessi sul mercato, sempre attivo, del vecchio ma mai domo rock ‘n’ roll.

Tra le sorprese dell’annata non è sicuramente da annoverare il nuovo parto in casa House Of Lords. La band di James Christian – da anni oramai mente e anima del gruppo dopo l’uscita degli altri membri fondatori con il trascorrere del tempo – ha saputo trovare una certa costanza non solo di pubblicazioni, ma piuttosto, e cosa più importante, a livello compositivo. Se infatti il tris imperdibile della band di Los Angeles si può individuare tra il 1988 – anno di uscita dello strepitoso disco omonimo – e il 1992 – quando venne dato alle stampe “Demon’s Down”, una perla, a seguito dell’altrettanto stupefacente “Sahara” (1990) – negli anni successivi il tanto temuto silenzio discografico si scagliò furiosamente contro la band, provocato dai classici litigi tra menti brillanti e con voglia di fare, ma che come spesso accade, riescono a malapena a salutarsi per strada.

Fu nel 2004 che James Christian e soci si riaffacciarono sulla scena – per la verità senza troppo clamore, vista la pochezza di “The Power And The Myth” – un ritorno, il loro, apparentemente definitivo, ma soprattutto superato e qualitativamente migliorato dai lavori successivi, primo fra tutti “Come To My Kingdom” (2008).

Così, a soli due anni di distanza dal buon “Cartesian Dreams”, ecco che la nostrana Frontiers ci regala “Big Money”, un’altra manciata di splendide canzoni da gustarci comodamente (ma non troppo, pur sempre di rock si tratta!) in poltrona con tanto di cuffie. L’obiettivo dei nostri è chiaro e deciso fin dalla prima traccia: hard rock orecchiabile, ritornelli cadenzati e vincenti, riff corposi e melodici, e una voce espressiva di un Christian sempre in forma smagliante.

La title-track si ritaglia un posto particolare se confrontata alle solite aperture targate House Of  Lords: questa volta infatti non c’è nessuna intro maestosa, niente tastiere sognanti e magniloquenti ad indicarci il cammino – come fu a suo tempo per “Pleasure Palace”, per intenderci – ma è un bel riff del chitarrista Jimi Bell a darci il benvenuto in un concentrato di energia esplosiva e ritmi fin da subito ben assimilabili e d’impatto, come conferma la seguente “One Man Down”. Con “First To Cry” si avverte invece una maggiore dolcezza nei suoni – la stessa che aleggia nel grandioso “Demon’s Down” – mentre nella grandiosa “Someday When” – della quale è stato girato anche un videoclip molto bello, il quale ricorda un po’ i costumi e la scenografia del film “Eyes Wide Shut” di Kubrick – sono le tastiere di Jeff Kent (artefice anche del songwriting) a tornare in primo piano, come da tradizione. Ma, come in parte già intuibile, è la sei corde di Bell a ritagliarsi un ruolo di primo piano in tutto l’arco del lavoro: “Searchin’”, “Hologram” (Def Leppard docet), “Seven”, la meravigliosa “Living In A Dream World” – dal coro a dir poco ammaliante, il quale si ritaglia in una ritmica quasi orientaleggiante – e le conclusive , tumultuose, “Once Twice” e “Blood”, sono ottimi esempi di melodic hard rock di grande qualità, guidato sapientemente dalla chitarre, e furbescamente ammorbidito nei cori dalle tastiere in sottofondo.

Una menzione a parte la merita l’unica occasione del disco dedicata al romanticismo più emotivo: “The Next Time I Hold You” profuma di malinconia ed è capace di riscaldare il cuore di ogni rocker, candidandosi al titolo di miglior ballad dell’intera annata.

Se al vostro portafoglio scenderà un’altra lacrima dopo l’ennesimo consiglio di acquisto, alle vostre orecchie si aprirà inevitabilmente un sorriso dopo un solo ascolto di “Big Money”, ennesima conferma di cosa sono capaci di regalarci gli House Of Lords della nuova era. Non possiamo far altro che ringraziare.

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Tracklist:

01. Big Money
02. One Man Down
03. First To Cry
04. Searchin’
05. Someday When
06. Livin’ In A Dream World
07. The Next Time I Hold You
08. Run For Your Life
09. Hologram
10. Seven
11. Once Twice
12. Blood

Line Up:

James Christian – Voce
Jimi Bell – Chitarra
Chris McCarvill – Basso / Cori
Jeff Kent – Tastiere / Cori
BJ Zampa – Batteria / Cori
 

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