Recensione: Black Infernal Vortex
Nel rispetto di una consistenza sempre inossidabile, il death metal dell’Est europeo propone una realtà stavolta non coincidente con la ‘solita’ Polonia, ma proveniente dalla Repubblica Ceca. Loro sono i Brutally Deceased, e assommano a sé dei veri veterani della scena metallica estrema di questa Nazione, che hanno militato in act di primo piano quali Jig-Ai, Heaving Earth e Psychotic Despair. La band esiste comunque dal 2007, e già nel 2010 ha pubblicato il proprio debut-album, “Dead Lovers’ Guide”, cui ha fatto seguito uno split con gli svedesi Interment (“Glory Days, Festering Years”, 2011) e, infine, questo “Black Infernal Vortex”.
E proprio di Svezia occorre continuare a parlare, poiché “Black Infernal Vortex” è un inno al death metal vecchia scuola, con specifico e addirittura ossessivo riferimento all’inconfondibile sound partorito agli inizi degli anni ’90 nel Paese scandinavo. E, in relazione a tale approccio filosofico alla questione musicale, non esistono compromessi di sorta. Del resto, lo afferma la band stessa: «old-school it may be but alive, well and ready to kill it is!». Con ciò, ribadendo un fenomeno inconfutabile, consistente nella tenacia con la quale numerosissimi musicisti, fra i quali anche le nuove leve, professano il loro amore, la loro passione e la loro incondizionata fedeltà all’old school. In barba a qualsiasi elemento d’innovazione e/o di evoluzione.
Il prodotto di quest’avvicinamento ‘eterno’ al death metal dei Padri assume invero molteplici forme, anche se esse si possono raggruppare in due capienti insiemi. Dato atto che l’old school non può e non deve essere cambiato in nemmeno uno dei dettami che lo caratterizza così fortemente, alla fine la capacità di emergere dalla massa s’identifica nella capacità, o meno, di saper scrivere delle buone canzoni. Canzoni, cioè, in grado di essere ‘accattivanti’ (in senso relativo rispetto al genere, ovviamente) pur seguendo uno stile che non offra nulla di nuovo rispetto a quanto fatto sin’ora in materia. L’impresa non è facile, e non a caso solo gli specialisti della materia medesima riescono a cogliere con facilità qualche differenza fra una formazione e l’altra. Il che discrimina, appunto, l’appartenenza al gruppo ‘dei tanti’ o a quello ‘dei pochi’.
I Brutally Deceased, spiace un po’ dirlo, appartengono alla prima fattispecie, benché ci sia qualche peculiarità in grado di mantenere “Black Infernal Vortex” sopra una più che onorevole sufficienza. Prima di tutto, e su questo ci si poteva far conto, ai Nostri non manca certo l’esperienza. Esperienza che dà luogo a un retroterra culturale assai esteso, in grado di generare a sua volta uno stile pressoché perfetto. Enciclopedico. Che definisce come vera l’uguaglianza ‘“Black Infernal Vortex” = old school death metal’. Poi, la competenza tecnica dei cinque di Praga, ben distanti da malaugurati ensemble che, con la scusa del suono sporco, generano caos e confusione. Al contrario, al sound di “Black Infernal Vortex” si può appioppare addirittura l’aggettivo ‘cristallino’, tanto è discernibile con immediatezza ogni sua nota. Il che potrebbe far pensare a un’antitetica assurdità. Tuttavia così non è, giacché il miglior pregio dei Brutally Deceased è proprio quello di puzzare di marcio e putredine pur essendo… lindi e puliti!
Alla fine, manca soltanto – ma non è poco – quello sprint in più rispetto alla velocità gruppone per sollevare in alto “Black Infernal Vortex”, sprint che s’identifica in quell’innata vena compositiva in grado di fare la differenza fra la media e l’eccellenza.
Daniele “dani66” D’Adamo
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