Recensione: Black Rose Maze

Di Francesco Sgrò - 16 Agosto 2020 - 22:43
Black Rose Maze
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Symphonic 
Anno: 2020
Nazione:
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70

Cosa succede quando la classe musicale di un artista come Alessandro Del Vecchio (Hardline, Silent Force, Sunstorm e Jørn fra gli altri), incontra l’energica voce della bella Rosa Laricchiuta? (Vocalist canadese, nota soprattutto per le sue collaborazioni con icone storiche come Trans Siberian Orchestra e Def Leppard).
Semplice, nascono i Black Rose Maze: progetto solido ed ambizioso, in cui la squillante ugola della bruna cantante è l’assoluta protagonista.

Il consueto “spirito guida” della Frontiers Music, unito alla sapiente esperienza di una formazione tutta nostrana, che, oltre al già menzionato Del Vecchio in qualità di bassista, tastierista e produttore, vede Andrea Seveso alla chitarra (collaboratore di gruppi e artisti come Jørn, Nanowar Of Steel e Graham Bonnet Band fra gli altri), Michele Sanna alla batteria (noto soprattutto per la sua recente collaborazione con il progetto Turilli/Lione Rhapsody) ed Erika Ceruti in veste di corista, contribuiscono in modo determinante a rendere questo omonimo esordio dei Black Rose Maze un disco intrigante, nonché uscita significativa nella rovente estate di questo così particolare e turbolento 2020.

La solidità musicale del quintetto italo-canadese, è ben espressa nelle note della granitica “In The Dark”, opener potente, ottimamente eseguita e caratterizzata da uno schema melodico orecchiabile e d’impatto.
La seguente “Laws Of Attraction” si assesta sulle medesime coordinate del brano precedente, presentando una sezione ritmica assai precisa, unita alla graffiante voce del grande Jeff Scott Soto, coinvolto in qualità di ospite speciale.

La chitarra di Seveso conferisce potenza alle composizioni dell’album, proprio come dimostra l’intensa “Let Me Be Me”, alla quale segue la piacevole (ma più ruffiana) “Free”.
Echi Pop risuonano anche nell’ispirata e ricca di pathos “Look At Me Now”, mentre lidi maggiormente Rock vengono riscoperti con decisione nella grintosa “Maze”, ancora ottimamente interpretata dalla singer canadese.
Seguendo poi le orme degli svedesi Europe (quelli di “Start Fom The Dark” e“Secret Society”), “Let Me Go” resta ancorata ad un Hard Rock moderno e potente quanto basta, il cui refrain orecchiabile e melodico ne è la carta vincente.

Atmosfere malinconiche, alternate a momenti di grande energia, caratterizzano poi la bella “Only You”, abile nel porre sempre in primo piano la diretta semplicità, caratteristica tipica nel songwriting dei Black Rose Maze.
Sottili venature pop tornano afarsi sentire nella seguente “Earth Calling”, seguita a ruota dalla più riuscita “You Can’t Stop Me”, nuovamente fornita di un ritornello accattivante e di facile assimilazione.

Come un fulmine a ciel sereno, le tastiere di Del Vecchio emergono (inaspettatamente) con decisione nella teatrale e bellissima “Call Me Now”: buona conclusione di un esordio piacevole e ben confezionato, anche se non necessariamente memorabile nel tempo.

 

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