Recensione: Blickwinkel
Duri come il marmo, scabri come la carta vetro, taglienti come rasoi. Così, con tre semplici metafore, possono definirsi gli Scharbock. Provenienti dal sud della Germania, i cinque figuri non paiono accontentarsi della ruvidezza del proprio sound e pertanto acuiscono l’efficacia degli aggettivi sopra elencati cantando in lingua madre. Quindi, niente inglese sin dal 2004, anno in cui è nata la band. Due demo (“Demo 04”, 2004; “Scharbock”, 2006), un EP (“Geißel der Menschheyt”, 2008) e il presente full-length, “Blickwinkel”, scandiscono ritmicamente una produzione discografica in progressione qualitativa. Tanto da meritare, quest’anno, l’aiuto della Nuclear Blast e della Twilight Vertrieb, grazie al quale le registrazioni del platter sono state eseguite presso i Level3Entertainment Studio di Essen (Germania) alle cui consolle si sono seduti i produttori Dominik Paraskevoupolus (Marc Terenzi, The Autumns Regret, Butterfly Coma, The Mercury Arc) e Lorenzo Antonucci (Sworn Enemy, Smashface), il quale ha infine masterizzato il tutto presso i suoi RockHard Studio di New York City e di Hallein (Austria).
Di quest’abbondante supporto tecnico in materia d’ingegneria del suono ne ha beneficiato tantissimo lo stile dell’ensemble. Si tratta, difatti, di deathcore; di quello possente, come da scuola teutonica (Heaven Shall Burn, Neaera), frutto di un incrocio equilibrato alla perfezione fra death metal e hardcore. E siccome questo genere fonda la sua caratteristica principale nella formazione di muri di suono i più solidi possibile e nella discesa a capofitto nelle più basse frequenze dei breakdown, ecco che il fenomenale suono di “Blickwinkel” si candida davvero come esempio di ‘deathcore-sound’ moderno e professionale. Come da definizione, quindi, gli Scharbock evitano accuratamente ogni sorta di melodia, preferendo concentrarsi sulla metrica musicale e sulla potenza sonora. Ritmo, ritmo e ancora ritmo: su questo campo il combo di Geislingen ha giocato la sua partita e, se non si guarda ad altro, si può dire che l’abbia vinta. La velocità del drumming di Claudio B. è assestata su possenti mid-tempo quando non rallenta vertiginosamente in occasione degli stop’n’go (“Pervers”), non così numerosi, oppure non diverge nelle altrettante rare esplosioni dei blast beats (“Frischfleisch”). Ciò, assieme alla bontà della produzione e alla precisione da metronomo che contraddistingue l’azione di tutti i membri del gruppo, conferisce al suono di quest’ultimo una robustezza straordinaria che trova pochi analoghi riscontri, in giro.
Seppur non così abbondantemente come il suono, supera la sufficienza anche il sound. Anche se non manca qualche tentativo (“Preis Des Lebens”, “Waltzzeit”) di divagare dai soliti cliché (“Sandmann”), l’originalità della proposta non è certo a massimi livelli. Tuttavia, la roca voce di Chris P. e, soprattutto, la scelta di cantare in tedesco rendono – perlomeno alle orecchie dei più attenti – riconoscibile quanto sviscerato dai Nostri, anche se Heaven Shall Burn e Neaera, appunto, viaggiano su ben altri livelli. Forse avrebbero potuto far di più Heiko B. e Timo H.: l’elaborazione di così tanti riff, eseguiti senza nemmeno una sbavatura, e qualche buono spunto solista dimostrano inequivocabilmente l’eccellenza dei due chitarristi; la cui inventiva è stata soffocata, proprio, dalla compattezza del wall of sound da essi tirato su.
Vale solo sei, invece, il songwriting. Il deathcore è un genere che mal si presta per costruire canzoni accattivanti, se manca una buona dose di talento compositivo. Non ci sono filler, in “Blickwinkel”: l’insieme dei brani è, come del resto doveva essere, compatto, senza soluzioni di continuità energetiche. Analogamente, non ci sono spunti in grado di catturare l’attenzione a lungo. Dopo qualche passaggio, la mancanza di varietà e l’assenza di agilità conducono inesorabilmente alla noia. Qualcosa (“Der Neue”) si fa vedere, ma è troppo poco per far lievitare tutto il lavoro in direzione delle stelle.
Bilanciando le varie caratteristiche alla fine viene fuori un giudizio discreto: “Blickwinkel” è un’opera dignitosa e ben fatta, che pecca però di spontaneità. Gli Scharbock sanno suonare, e anche bene. Ma non basta: per lasciare un segno tangibile del proprio passaggio, occorrono canzoni da ricordare a lungo che, nel disco, non ci sono.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Preis Des Lebens 3:05
2. Sandmann 3:32
3. Der Meister 3:37
4. Frischfleisch 3:30
5. Pervers 3:21
6. Der Neue 4:25
7. Scharbock 3:58
8. Stalker 3:17
9. Waltzzeit 3:35
10. Feindbild 3:29
Durata 36 min.
Formazione:
Chris P. – Voce
Heiko B. – Chitarra
Timo H. – Chitarra
Andreas N. – Basso
Claudio B. – Batteria