Recensione: Blood

Di Lorenzo Bacega - 10 Maggio 2009 - 0:00
Blood
Band: O.S.I.
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2009
Nazione:
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84

Il progetto O.S.I. (Office of Strategic Influence, dal nome dell’ufficio aperto per breve tempo negli Stati Uniti dal pentagono in seguito ai fatti dell’11 Settembre 2001) inizia a prendere forma nel 2003, quando Jim Matheos, Kevin Moore e Mike Portnoy, tre veterani della scena progressive metal internazionale, decidono di mettere insieme le proprie esperienze in ambito musicale per dare alla luce qualcosa di completamente nuovo e atipico. A tre anni di distanza dalla pubblicazione di Free, secondo full length ufficiale del gruppo, vede finalmente la luce il terzo studio album intitolato Blood e pubblicato da Inside Out Music.

Un po’ di Fates Warning (nello specifico quelli di Disconnected), un po’ di Chroma Key (il progetto di Kevin Moore), una spruzzata di Porcupine Tree e Massive Attack: eccovi servito questo Blood. Pur presentandosi più massiccio e heavy oriented rispetto al precedente Free, le coordinate stilistiche di questo disco rimangono sempre ancorate a un progressive ampiamente sperimentale, costituito da una miscela di riff rocciosi, inserti elettronici, atmosfere dark e ambient e sporadici richiami dal sapore industrial. Accanto ai due mastermind Jim Matheos e Kevin Moore troviamo per la prima volta l’ottimo Gavin Harrison (Porcupine Tree) alla batteria in sostituzione del defezionario Mike Portnoy. Da segnalare inoltre la partecipazione di Mikael Åkerfeldt (Opeth) in qualità di cantante ospite. Nove sono le tracce che compongono questo disco per un minutaggio complessivo che supera di poco i tre quarti d’ora di durata. Brani molto complessi e di difficile assimilazione quelli contenuti in questo Blood, giocati principalmente su atmosfere oscure, ipnotiche e opprimenti: in questo senso un ottimo lavoro lo svolge la voce di Kevin Moore, molto calda e votata all’interpretazione, che davvero bene si sposa con queste trame musicali intense e decadenti. Tra i pezzi meglio riusciti possiamo sicuramente annoverare l’iniziale The Escape Artist, canzone introdotta da un breve arpeggio di chitarra che sfocia poi in una serie di riff granitici pronti ad aggredire l’ascoltatore. Molto interessante anche la successiva Terminal, brano più atmosferico e riflessivo che ci mostra da vicino l’anima più elettronica della band, mentre invece False Start ritorna su lidi prettamente più metallici, con il riffing pesante e serrato di uno scatenato Matheos ancora una volta sugli scudi. Ottime inoltre anche Be the Hero, pezzo di sei minuti scarsi dal retrogusto Porcupine Tree (nello specifico quelli più pesanti degli ultimi album) e la eterea e sognante Stockholm, magnificamente interpretata da Mikael Åkerfeldt.

In definitiva ci troviamo davanti forse al miglior disco mai prodotto dalla premiata ditta Matheos-Moore sotto monicker O.S.I.. Aldilà del bagaglio tecnico messo in mostra (sicuramente di primissimo livello visti gli artisti coinvolti nel progetto) quello che colpisce di questo Blood è un songwriting mai così organico e ispirato: pur rimanendo sempre a metà tra sonorità metalliche (qui più accentuate che nel passato) e sperimentazione avanguardista, la band ha saputo evolvere il proprio sound e renderlo più intrigante e compatto. Insomma, un lavoro eccellente sotto ogni punto di vista (anche la produzione è eccellente in tutto e per tutto) e che da il meglio di sé solo dopo ripetuti e continui ascolti.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

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Tracklist:
1. The Escape Artist
2. Terminal
3. False Start
4. We Come Undone
5. Radiologue
6. Be The Hero
7. Microburst Alert
8. Stockholm
9. Blood

Line up:
Kevin Moore – Lead Vocals, Keyboards & Programming
Jim Matheos – Guitars, Bass, Keyboard & Programming
Gavin Harrison – Drums
Mikael Åkerfeldt – Lead Vocals on Stockholm

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