Recensione: Call Of The Wild

Di Fabio Vellata - 30 Aprile 2007 - 0:00
Call Of The Wild
Band: Decoy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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64


Decoy è il nome della nuova creatura musicale di Torben Enevoldsen, vecchia volpe del panorama hard rock nordico già ascoltato in numerosi progetti provenienti dalla terra di scandinavia.

Coadiuvato dalle abrasive ed acute corde vocali di Peter Sundell (ex Grand Illusion), la nuova proposta di Enevoldsen non è tuttavia orientata, come presumibile di primo acchito, verso il canonico e cromato AOR ultramelodico di tipica estrazione nordeuropea, bensì decisamente affine alla tradizione hard n’heavy di radice germanica, rivelando, di tanto in tanto, anche taluni riferimenti alla più classica NWOBHM, frammisti a sprazzi di natura vagamente progressiva e più elaborata.

Punti di forza essenziali del disco sono dunque le interessanti parti chitarristiche a cura del mastermind svedese, sempre eseguite con notevolissima maestria e padronanza, e la più che riuscita produzione dell’album, dotato di suoni scintillanti e pieni, in grado di elevare al massimo la resa dei singoli brani.
Meno azzeccate invece le qualità di scrittura dei pezzi, o per meglio dire di “songwriting”, non sempre consone alle ambizioni della band e spesso indugianti nella rielaborazione pedissequa di stereotipi ormai conosciuti ed iper sfruttati.
In alcuni frangenti leggermente scarso anche il puro e semplice coinvolgimento, a causa di qualche coro ripetuto all’eccesso e di alcune soluzioni melodiche non di grande efficacia.

Nel mezzo la prestazione di Sundell: voce di certo notevolissima, tuttavia non risulta particolarmente vincente la scelta di spingersi su toni troppo acuti e “perforanti”, elemento questo, in grado di rivelarsi a di “disturbo” per la piena godibilità dei vari pezzi.

Emergono da questa panoramica una serie di canzoni dalla qualità altalenante e non omogenea: a fronte infatti di episodi dallo scarso appeal come ‘Peace Of Mind’ (ritornello fastidiosamente ripetuto all’infinito) e ‘Forever And Ever’ (zero dinamismo), ecco materializzarsi situazioni di maggiore interesse e valore quali la acceptiana ‘Heavy Metal Thunder’, sin dal titolo inno all’heavy più semplice e diretto, la successiva e pachidermica ‘Make a Stand’ e la altrettanto veemente e grintosa ‘My Religion’, pezzi dal buon tiro complessivo che non dispiacciono affatto e garantiscono qualche attimo di divertente intrattenimento.

‘Call Of The Wild’ si pone in estrema sintesi, come un album di levatura media che, pur non apparendo affatto acquisto imprescindibile, ha dalla sua comunque qualche buon pezzo ed una notevole perizia esecutiva.
Non certo fondamentale, i capolavori sono fatti diversamente, tuttavia dotato di qualche motivo di interesse utile per conferire al disco una onesta (ma non troppo ampia) sufficienza.

Tracklist:

01. Divided
02. Call Of The Wild
03. Brothers In Arms
04. Heavy Metal Thunder
05. Make A Stand
06. Break through
07. Forever And Ever
08. My Religion
09. How Long
10. The Real Deal
11. Peace Of Mind

Line Up:

Torben Enevoldsen – Chitarra / Basso
Peter Sundell – Voce
Thomas Heintzelmann – Batteria
 

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