Recensione: Casino

Di Fabio Vellata - 15 Ottobre 2025 - 12:00
Casino
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Gruppo davvero poco conosciuto a dispetto di una carriera già piuttosto lunga gli svedesi Andy and the Rockets.
Testimone di come, da quelle parti le buone band nascano come i funghi in autunno da noi, si tratta di un quartetto che probabilmente non ha mai pensato di poter avere un respiro particolarmente internazionale, considerando che sin dal 2017, la sua esistenza è rimasta ben circoscritta entro i patri confini. Al punto tale da non aver mai nemmeno valutato di poter realizzare un sito web tradotto anche in inglese, oltre che nella lingua del proprio paese.
In effetti, per poter avere qualche notizia aggiuntiva sulla loro produzione precedente, abbiamo dovuto rivolgerci ad un ben noto catalogo online di rarità discografiche. In questo modo, scopriamo che “Casino”, il cd appena uscito per Dalapop (label, come la stessa band, non proprio notissima), è addirittura il quarto realizzato in una vita artistica che ha sì raccolto qualche soddisfazione, come la vittoria nel 2022 del contest nazionale per la radio svedese, ma è sempre rimasta per le orecchie di pochi.

Non conosciamo il resto della produzione dei quattro rocker. Va tuttavia reso noto come il disco da poco disponibile sia senza dubbio un prodotto degno di menzione. Mistura ruffiana ma credibile tra sound svedese di respiro radiofonico, rockabilly e hair metal, è un compromesso che allinea le sonorità di Volbeat, Billy Idol e D-A-D, assieme a qualcosa del metal scandinavo di Treat e Cruzh. Evidente in particolare nella scelta di una produzione vivida che rende l’ascolto piuttosto gratificante e pieno.

Una buona scoperta, pronta per ottenere consensi anche fuori dalle zone nordeuropee, in forza di brani dal fortissimo appeal easy listening che si mantiene sempre in costante equilibrio tra la coralità dell’hair metal anni ottanta ed il taglio contemporaneo di gruppi dal forte sapore commerciale.
Aor in salsa rockabilly che si ascolta molto volentieri e non richiede particolare impegno per essere apprezzato. Una canzone agile come l’iniziale “I’m Alive” rende idea molto significativamente del potenziale di una band che fa di ritornelli immediati e veloci da assimilare un punto di forza preponderante.
In generale poi, tutti i brani pur seguendo un canovaccio molto semplice, sanno offrire momenti interessanti. Sebbene sia su composizioni quali “Seven Years of Bleeding”, “Wild Ones”, “I’ll Die if You’re Done” e “Ride or Die” – in cui riecheggiano le note della potentissima “Sleeping My Day Away” dei D-A-D – che la personalità degli Andy of the Rockets rifulge con maggiore nitidezza.

Il determinante contributo dell’ormai irrefrenabile Erik Martenssson (Eclipse) in sede di songwriting e missaggio, è un fattore che testimonia con netta evidenza come gli Andy and the Rockets siano una band matura, pronta a svoltare verso palcoscenici meno angusti rispetto a quanto frequentato sinora.
E speriamo che poi, raggiunta un minimo di popolarità in più, anche il loro sito possa finalmente diventare comprensibile a tutti!

instagram.com/andyandtherockets
facebook.com/Andyandtherocketsofficial
youtube.com/@andyandtherockets
andyandtherockets.com

 

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Genere: Hard Rock 
Anno: 2025
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