Recensione: Cenobio Isterico
Prima di ricevere questo demo non avevo mai sentito di parlare dei Captura.
Questa formazione italiana infatti prima aveva un altro nome ed una line-up differente e si dedicava a sonorità Hard Rock.
L’evoluzione del sound è nettissima tanto che la proposta sonora dei Captura é riconducibile ad un thrash’n’death di quelli esplosivi, fulminanti, e come loro stessi affermano isterico.
Mi hanno colpito principalmente per due aspetti: il primo è quello di cantare tutte le canzoni in italiano senza continuare a far uso dello stra-abusato inglese, il secondo è quello di sapere costruire su canzoni di una durata medio-lunga, arrangiamenti finemente studiati, che risultano di caratura veramente elevata per un gruppo alla prima uscita discografica.
Con una formazione classica a cinque elementi, i Captura denotano anche una notevole tecnica di ogni membro del gruppo: magistrale il lavoro del cantante Ale che sfodera una classe ed un’attitudine in grado di destare l’ascoltatore con la sua voce irosa e nevrotica, le due chitarre di Chicco e Mosso sono palesemente influenzate dalla scena statunitense della Bay-Area, ma non ricalcano in modo anonimo quanto già detto dai grandi nomi del thrash, bensì mostrano di saper reinterpretare la lezione in grande stile. Nulla da dire sul duo ritmico formato da Rome al basso e da Gaspa alla batteria; i due riescono a supportare nel giusto modo le acrobazie vocali di Ale e delle due chitarre, senza però mettersi particolarmente in mostra.
Le quattro canzoni hanno tutte una durata superiore ai 5 minuti, si parte con la dinamitarda “Vortice”, trascinante e violenta, con riff spacca-ossa; assolutamente dal grande impatto.
La title-track, “Cenobio isterico”, rispetta decisamente il nome, con una isteria violenta e convulsa che si abbatte come uno tsunami sull’ascoltatore con la arrivo del ritornello.
“Sguardi” è un’altra ottima canzone in cui i cinque si lanciano in un tempo massiccio e pesante, trascinato, che riporta alla mente i migliori riff della discografia dei Death.
Tra i riferimenti ad altre band, spiccano a tratti anche alcuni riferimenti ai Sepultura. Lo zampino del gruppo Brasiliano si sente maggiormente nelle ritmiche serrate della batteria del Gaspa. E la canzone in cui sono maggiormente riconoscibili è l’ultima “M.Y.A.”; canzone molto fuori dai canoni sonori dei Captura, che riporta alla mente per il suono tremolante e stridente di chitarra, le migliori composizioni firmate da Max Cavalera.
In conclusione un gruppo come i Captura a livello underground non lo sentivo veramente da tempo, una rabbia che credo in sede live raddoppi la sua potenza. Spero di vederli presto fuori con un full-lenght.
Francesco “madcap” Vitale
1. Vortice
2. Cenobio isterico
3. Sguardi
4. M.Y.A.