Recensione: Chemical Faith

Di Riccardo Angelini - 6 Giugno 2007 - 0:00
Chemical Faith
Band: Neverdream
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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65

In contrasto con il la povertà concettuale evidenziata dai testi di molte giovani progressive band, dimostrano di avere ben chiare le idee circa i contenuti del proprio messaggio i romani Neverdream, che con “Chemical Faith” offrono la propria interpretazione e il proprio tributo del libro “Wir Kinder vom Bahnhof Zoo” (noto in Italia come “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, di Christiane F.). Decisamente impegnativo dal punto di vista dei contenuti, l’album si pone musicalmente sul demanio Pain of Salvation.

 

La tracklist si svela attraverso nove brani di durata mediamente contenuta, tra i quali solo quello iniziale e quello conclusivo si spingono fino e oltre le soglie degli otto primi. Pianoforte e sassofono intervengono con una certa frequenza ad arricchire un sound denso e corposo, altresì disposto a concedere qualche soddisfazione anche sul piano dell’orecchaibilità. A farsi apprezzare sin dalle tracce iniziali sono in particolare le tastiere, abili nel assumere tanto ruoli da protagonista quanto funzioni comprimarie. È anzi proprio in questo secondo caso che esse riservano le sorprese più gradite, mettendosi elegantemente al servizio di un riffing aggressivo e a tratti quasi thrashy. La produzione un po’ ovattata tende purtroppo a imbrigliare le chitarre, il cui sound avrebbe probabilmente necessitato di una maggiore attenzione. Da non sottovalutare il lavoro della sezione ritmica, capace di imprimere una certa enfasi anche alle sezioni più lineari.

Venendo al dettaglio, convincono appieno i primi tre brani, più dinamici e tirati, mentre la sezione mediana non pare completamente all’altezza, arrancante in una pozza di arrangiamenti talvolta scialbi e melodie piuttosto prevedibili. Incomprensibile e piuttosto spiazzante in particolare la presenza della pop-ballad in lingua madre “Sogni”: troppo fiacca e banale per avere senso in un album progressive metal, semplicemente velleitaria se pensata come tentativo di imporsi in qualità di singolo su larga commerciale.

Per fortuna si pone in netta crescita la fase finale, con la spumeggiante strumentale “Narkonon” a rappresentare la somma vetta dell’album e la conclusiva “Whispers (Berlin 1976)” a chiudere efficacemente le danze grazie a un efficacissimo tappeto di keys, ancora una volta pronte ad accompagnare con disinvoltura il riffing finale. Toccherà però alla delicatezza del pianoforte il compito di calare definitivamente il sipario.

 

Tra luci e ombre, si può dire che “Chemical Faith” funga da trampolino di lancio per una band dotata di un buon potenziale, ma ancora alla ricerca della propria identità definitiva e soprattutto bisognosa di raggiungere una maggiore costanza a livello di songwriting. Gli spunti positivi d’altronde non mancano e in definitiva riscattano le occasionali mancanze. La concorrenza è agguerrita e per imporsi a livello nazionale sarà necessario affinare le proprie armi, ma da quello che si è visto nei passaggi più felici questi Neverdream sembrano dotati della giusta dose di intraprendenza per affrontare la sfida e arrivare a compiere il definitivo salto di qualità.

 

Riccardo Angelini

 

Tracklist:

1. Mother                   

2. Slave Of Loneliness            

3. Just a Sacrifice                    

4. Chemical Faith                    

5. This Tragic Show                

6. Sogni                      

7. Zoologischer Garten (Hell’s Gate)               

8. Narkonon (instrumental)                 

9. Whispers (Berlin 1976)

 

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