Recensione: Citizen: In The Next Life

Di Francesco Maraglino - 14 Luglio 2019 - 10:21
Citizen: In The Next Life
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2019
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
72

Non  pago degli impegni con Asia e Yes, nei quali ha l’onere e l’onore di suonare il basso al posto di giganti scomparsi dello strumento come Chris Squire e John Wetton, nonché di aver riportato alla ribalta due anni fa i suoi World Trade, il polistrumentista e cantante Billy Sherwood torna sulla scena anche in versione solista, per dare un seguito al discreto  “Citizen”  del 2015.
Citizen: In The Next Life“ – questo il titolo del nuovo lavoro del nostro musicista  – prosegue nella narrazione del concept del suo predecessore: un’anima perduta (il Cittadino, appunto) si reincarna in diverse epoche  della storia del nostro mondo, consentendo al  protagonista di guardare con i propri occhi eventi e personaggi fondamentali e affascinanti della storia.

Sul piano musicale, molti brani dell’album si collocano nel solco di un certo progressive rock – facile e venato di elettronica e di un pizzico di funk – che andava in voga negli Eighties. Si vedano, a tal proposito, The Partisan (un uptempo groovy, un tantino funky e melodico che ci immerge in un sound caro al Peter Gabriel e agli  Yes di quegli anni, nonchè agli stessi World Trade),
We Shall Ride Again (un midtempo più grintoso e inquieto, avviluppato da tastiere vintage e da un basso nervoso, ma anche da sprazzi melodici e sognanti nel chorus, che si rivela memore pure dei Toto maggiormente fusion), Via Hawking (tra sospese armonie ed accelerazioni evocative e gioiose) e Mata Hari (un brano ancora prog fusion soprattutto negli spunti di chitarra, pieno di echi del solito Peter Gabriel e della world music)

Molti sono, i brani quieti e soft. Tra i più interessanti di questo tipo, citiamo Monet, canzone molto dolce, sognante e …impressionista, Hold Quite, intensa e contrassegnata da un  coro solenne, da un canto intenso e dal delicato tocco della  chitarra acustica, e Sophia, una canzone prog soffice e liquida con tracce di un certo soft rock statunitense che deliziava le onde media negli anni settanta/ottanta del secolo scorso (su questi sentieri troviamo pure le più ordinarie – sebbene gustose – By Design e Sailing The Seas).

Per concludere: in Citizen: In The Next Life“ Sherwood ( il quale, questa volta, ha fatto davvero  tutto da solo, cantando e suonando tutti gli strumenti senza alcun “piccolo aiuto dagli amici”), ci propone un prog melodico e lineare “ottantiano”, un tantino troppo  omogeneo e più vicino, stavolta,  all’album dei  World Trade del 2017 che al “cittadino” diretto predecessore.
Il nuovo disco del polistrumentista, insomma, è un lavoro molto gradevole,  con alcuni momenti interessanti, ma privo di picchi particolarmente  coinvolgenti, che si pone, comunque, un gradino più sopra del precedente “Citizen”.

Francesco Maraglino


 

Ultimi album di Billy Sherwood

Genere: Progressive 
Anno: 2015
68