Recensione: Climbin’ the Walls/3-D
Ci sono band, dentro la lunga Storia del Metallo, difficili da digerire. Gruppi spesso di culto che hanno segnato la traiettoria della musica heavy & hard da un’angolazione diversa rispetto al flusso principale o, quantomeno, se vi si sono affiancati lo hanno fatto in modalità altamente personale. Per scelta, per caso o perché la presenza di certuni elementi peculiari nella line-up ne ha determinato l’indirizzo, incondizionatamente.
Più specificamente, per fare qualche nome fermandomi a tre di numero, mi riferisco a Cirith Ungol, Brocas Helm, Blue Oyster Cult, ensemble che fior di metallaroni Docg credenti e praticanti da una vita NON riescono proprio a farsi piacere. I motivi di questo rifiuto permangono spesso oscuri ma tant’è. La musica è un fatto personale e democratico e per fortuna che è così in un mondo sempre più coercitivo e omologante, là fuori.
In aggiunta alla triarchia di cui sopra possono senza dubbio rientrare nel club anche i Wrathchild America.
La recente uscita da parte della Dissonance Productions, sussidiaria della Cherry Red Records, di Climbin’ The Walls/3-D, per l’appunto un prodotto che racchiude gli unici due album del gruppo americano, con l’aggiunta di bonus track.
Tutto prende inizio nel 1978 a Martinsburg, West Virginia, dopo una serie di cambi di ragione sociale la compagine raggiunge i primi consensi come Wrathchild e si imbarca in lunghi tour attraverso gli Stati Uniti nei primi anni Ottanta. Nel 1988 sigla un contratto nientepopodimeno che con l’Atlantic e varia il proprio nome aggiungendo “America” successivamente a una disputa legale con i glamster britannici Wrathchild, quelli di Stakk Attack (qui loro intervista del 1983).
Nel 1989 esce il loro album di debutto intitolato Climbin’ The Walls, favorevolmente accolto da critica e pubblico, un disco in grado di fondere Thrash e US heavy metal tradizionale alternando qualche svisata hard rock. La presenza della cover ben riuscita di “Time” dei Pink Floyd appare significativa, a ribadire l’eclettismo della band.
Un gruppo dal vivo di grande impatto, i Wrathchild America, non a caso intrapresero tournée con artisti del calibro di Metallica, Pantera, Exodus, Slayer, Gang Green e suonarono anche con KIX, Testament, Voivod, Twisted Sister, Annihilator, Nuclear Assault.
Poi però avvenne una svolta, nel loro percorso, il secondo e ultimo full length della loro carriera, 3-D, venne pubblicato nel 1991 ma ebbe l’effetto di destabilizzare gli addetti ai lavori: seppur sempre fondamentalmente poggiante su basi solidamente tradizionali si spinse decisamente oltre il predecessore ed ebbe l’ardire di tracimare nel Progressive, nel Funk, nel Blues e addirittura nel Jazz, deludendo le frange dei die hard fan.
Gli scarsi ritorni portarono i Wrathchild America a essere prontamente scaricati dall’Atlantic, dando così vita ai Souls At Zero, ma si tratta decisamente di un’altra faccenda. Il cantante/chitarrista Brad Divens si è poi costruito una notevole carriera come tecnico del suono dal vivo per artisti del calibro di Disturbed, Linkin Park e Motley Crue, mentre il batterista Shannon Larkin ha suonato, tra gli altri, con Amen, Godsmack e Ugly Kid Joe.
Ad accompagnare il tutto è presente un booklet di 16 pagine contenente parecchie foto della band, biglietti di concerti, locandine, cartelloni di tour e un testo allestito dal giornalista Darren Sadler, con dei contributi degli stessi Divens e Larkin. La peculiarità del libretto però risiede nel fatto di ricomprendere anche la foto della copertina di Stakk Attack, il disco più famoso DEGLI ALTRI Wrathchild, quelli inglesi di Rocky Shades, i loro competitor per il nome!
A risentire oggi i lavori dei Wrathchild America, ma soprattutto 3-D, è difficile trovarvi dentro qualcosa di così profondamente – e sottolineo profondamente – sacrilego nei confronti delle regole non scritte, ma al tempo inscalfibili, della musica dura di un certo tipo. Ed è proprio questa la chiave di lettura corretta per inquadrarli storicamente: troppo avanti nel tempo, con il rischio di non essere capiti, come poi è accaduto. Quantomeno dalle masse in grado di muovere il mercato.
Nel 1991 era tutt’un altro mondo, imparagonabile a quello odierno, tanto più musicalmente. Da allora a oggi la ricetta primigenia ha subito molteplici contaminazioni, le crociate portate avanti dai talebani pian piano hanno perso sempre più consensi e quindi nel 2025 è molto più facile apprezzare la proposta un tempo coraggiosa degli americani.
Climbin’ The Walls/3-D possiede il merito di concedere loro una seconda possibilità, anche se fuori tempo massimo.
Intriganti, oggi come allora, ma assolutamente NON per tutti.
Stefano “Steven Rich” Ricetti

