Recensione: Cloning Wicked Minds

Di Angelo D'Acunto - 7 Luglio 2008 - 0:00
Cloning Wicked Minds
Band: Mutala
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
60

Provenienti da Bari e attivi sin dal 1999, i pugliesi Mutala esordiscono nell’anno 2000 con il MCD
What
Hates Will Kill
, che riceve responsi abbastanza positivi dalle riviste
specializzate nel settore. La band comincia a farsi un nome nei meandri
dell’underground nazionale e dà alla luce, nel 2002, il primo full-length Carnivorous Disposition,
album che permetterà loro di esibirsi anche al di fuori
dei confini della madre patria. Nel 2004 il gruppo interrompe l’attività live a
causa di alcuni problemi di line up. Dopo circa tre anni di inattività, il combo
pugliese ritorna alla formazione originale degli esordi ed entra in studio per
registrare il secondo disco, Cloning Wicked Minds.

Il sound proposto dalla band pugliese è un death metal di stampo statunitense
fatto di ritmiche semplici e lineari, che si mantengono spesso e volentieri su velocità
elevatissime con batteria sempre fissa in blast-beat, il tutto a sorreggere un vocione che si alterna agevolmente fra screaming e
growl. Impatto e brutalità sono le due parole d’ordine per i ragazzi baresi:
dodici sono le tracce a disposizione in questo album che si muove essenzialmente su riff di chitarra velocissimi con poche concessioni alla melodia e senza il
bisogno assoluto di lasciarsi andare con tecnicismi
spropositati. Nessuno spunto troppo personale o contaminazioni originali: solo death metal nudo
e crudo, ma suonato in modo ineccepibile. L’iniziale
Small Corpses Unit
subito il via alle danze con ritmiche violentissime che hanno lo stesso effetto
di una serie di pugni nello stomaco. Nessuna possibilità di riprendersi con
tutti i pezzi successivi: la formula adottata rimane sempre la stessa,
ripetendosi di traccia in traccia, fino ad arrivare al break centrale
caratterizzato dall’acustica In My Temple, forse l’unica variazione di tema al cospetto di una
tracklist fin troppo omogenea e lineare. Pollice in su per quanto riguarda la
prestazione della band: sugli scudi sopratutto la sezione ritmica, la quale non
perde nemmeno un colpo per tutta la durata del disco. Degna di nota anche la
prestazione del singer Leon, con un cantato brutale e di forte impatto e
non da meno il lavoro delle chitarre, sempre pronte a dare man forte alle
ritmiche schizofreniche ricreate da basso e batteria.

Insomma, i baresi Mutala ci offrono un disco suonato in modo
eccellente, prodotto piuttosto bene ma che non aggiunge nulla di nuovo a quello
che è stato già proposto da tantissime altre band in circolazione. Forse con una
buona dose di personalità in più, riuscirebbero a fare il tanto meritato salto
di qualità, ma per ora rischiano solamente di perdersi in un mercato che offre
prodotti ben più originali e interessanti.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

Tracklist:

01 Intro
02 Small Corpses Unit
03 Flavour Of The Dead
04 It Bleeds By Turning
05 Suffering From The Innocence
06 In My Temple
07 Useless Heart-Searching
08 Dasein Ohne Leben
09 My Sarcastic Point Of View
10 Psychoinfibulation
11 Cloning Wicked Minds
12 My End (Outro)

Ultimi album di Mutala