Recensione: Common Sense
‘Common Sense’ è il nuovo album dei Chemicide, band che scorrazza per il Costa Rica dal 2008 sparando a tutto furore un Thrash Metal che più Vecchia Scuola non si può.
Quartetto di discreta stabilità, con solo il cambio frequente del batterista dal 2017, anno di uscita del secondo album ‘The Act of Retaliation’, continua infatti a percorrere imperterrito la propria strada, rimanendo saldamente ancorato agli anni ’80 e senza minimamente provare ad esplorare altri sentieri.
‘Common Sense’ è praticamente un tributo: in esso sono marcatissime le influenze tanto di Slayer ed Exodus, quanto di Kreator e Destruction, fuse tutte assieme in nove granitiche e furiose canzoni, risultato di una buona crescita, non tanto sotto il profilo dell’originalità che continua a non esserci, ma della scrittura e degli arrangiamenti.
Va più che bene così, il valore delle tracce è sufficientemente alto per far uscire i Chemicide dalla massa; la personalità sta venendo fuori tramite gli spartiti e la band sta cominciando a rendersi riconoscibile, non perché suonano diverso dagli altri ma perché compongono e suonano tremendamente bene: i riff vengono tirati addosso a secchiate, la ritmica è al tempo stesso solida e tagliente, la voce è al vetriolo e gli assoli sono coinvolgenti.
Il combo sa correre a perdifiato, come nell’iper cinetica ‘Self-Destruct’ e nella nervosa ‘Lunar Eternity’, ma sa anche controllarsi senza perdere ferocia, come nella scura e persistente ‘Barred Existence’, senza rinunciare ad esternare una qual certa follia in pezzi come ‘False Democracy’ e ‘Disposable’.
Il brano che si eleva su tutti è il cadenzato ‘Color Blind’, bella cannonata fuori misura come songwriting ed esecuzione.
Chiude la cover in chiave Thrash di ‘It’s an Action’ dell’Hardcore Band Poison Idea, tratta dal minilp ‘Pick Your King’.
Non c’è altro da dire: ‘Common Sense’ è un album che ‘batte e percuote’ bene ed i Chemicide sono una band di onesto Thrash Metal che sta provando ad andare ad affiancarsi ai vecchi leoni. Non ci resta che aspettare il prossimo lavoro per vedere cosa succede.
