Recensione: Condemned To The System
Dietro al moniker Nausea, foriero di cattivi pensieri giacché un poco abusato, si cela una vecchia volpe del metal brutto, sporco e cattivo. Anzi cattivissimo. Si tratta del cantante/chitarrista Oscar Garcia, più noto quando si tratta di parlare della band gemella Terrorizer; considerata da molti come valido e fondamentale aiuto, nella seconda meta degli anni ’80, per tratteggiare in modo definitivo i dettami del grindcore.
I Nausea, infatti, nascono nel 1987, quindi assieme ai Terrorizer, nella culla degli Slayer, Los Angeles. Una vicinanza che ha sicuramente fatto sì che dal thrash più spinto – quello di “Reign in Blood” (1986), appunto – qualcuno ne abbia estratto gli elementi più violenti e immediati, non a caso individuabili nella matrice hardcore punk, o meglio ancora hardcore. Elementi che, uniti alla pesantezza tipica del metal e alla ricerca di numeri di BPM via via sempre più alti, hanno dato il là alla fine dell’incubazione del nuovo figlio degenere: il grindcore, appunto.
Da allora sono passati ventisette anni, nove demo (“Rehearsal”, 1987; “Demo #2”, 1987; “Mind Dead”, 1990; “Live: Crime Against Humanity”, 1991; “Tumor”, 1992; “Breed”, 1992; “Control/Abscence Of War”, 2002; “Who Would Surrender?”, 2003; “Images Of Abuse”, 2006), due split (“Terrorizer/Nausea”, 1988; “No Emperor”, 2005), un single (“Psychological Conflict”, 1991), due compilation (“The Suffering Continues”, 2002; “World Struggle: Demos ‘88-‘92”, 2013) e due full-length di cui il secondo (debut-album: “Crime Against Humanity”, 1991) appena uscito: “Condemned To The System”.
Un lavoro, quest’ultimo, che mostra come gli anni non lascino traccia nella totale dedizione alla Furia Demolitrice da parte dei Nostri. Certo, gli aggiornamenti del sound ci sono e sono importanti, giacché allineano il medesimo a che si esige normalmente oggi in termini di qualità sonora complessiva. Ma, addentrandosi fra le spire di ritmi indiavolati che non si spaventano di varcare i roventi territori dei blast-beats, scarnificando fra i durissimi riff cesellati nel granitico thrash e nell’iterativo hardcore, evitando i bombardamenti a tappeto delle linee di basso e, soprattutto, uscendo indenni dall’acido altamente corrosivo secreto dall’ugola di Garcia, alla fine si trova, intatta e pulsante, l’anima primigenia, l’arcaico furore, l’archetipo dell’esagerazione sonora.
È altresì evidente che ai quattro loschi figuri non si debba chiedere di essere originali e/o progressisti. Da “Freedom Of Religion” a “Absence Of War” non c’è nulla da rilevare, in termini d’innovazione: grindcore era e grindcore è. Tuttavia l’intensità di “Condemned To The System” è assoluta. Difficile, cioè, far di meglio in quanto a costanza di rendimento, a resa sonora primordiale, a pulizia di esecuzione, a testardaggine d’intendimenti. Brani come “Corporation Pull-In” o la spaventosa “And We Suffer”, giusto per fare due esempi, potrebbero esser trappola per chiunque, nella loro apparente banalità. Al contrario trasudano genuina, sana e ragionata cattiveria da ogni poro, in ottemperanza allo spirito anticonformista che muove la composizione delle liriche. Con ciò evidenziando che solo nella testa dei Creatori ci sono le idee che, anche dopo tanti anni, possono essere riprodotte con l’identico spirito e precisione iniziale.
La Storia è Storia, insomma, e i Nausea ne fanno parte. Giustamente.
Daniele “dani66” D’Adamo
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