Recensione: Conflagrate the Celestial Refugium

Di Marco Catarzi - 3 Novembre 2021 - 8:30
Conflagrate the Celestial Refugium
Band: Cambion
Genere: Death 
Anno: 2021
Nazione:
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76

Dal brulicante sottobosco death metal emerge con forza l’esordio dei Cambion, band nata dalla collaborazione tra il chitarrista tedesco Thorben Rathje e il bassista/cantante statunitense Rich Osmond, attualmente affiancati dal portentoso Chason Westmoreland alla batteria.

Rispetto al già discreto demo Unfold Chaos Supreme del 2015 (seguito dall’EP Scourge of Power), la crescita mostrata con Conflagrate the Celestial Refugium è perentoria. L’ottima produzione lascia spazio a tutti gli strumenti, per una proposta ben salda entro i confini del genere, ma mai statica o scontata.

Il full-lenght è un concentrato di ferocia e velocità, muovendosi tra la potenza tecnica degli Hate Eternal (non a caso Westmoreland ha suonato su Infernus) e le ritmiche serrate dei Cannibal Corpse, mantenendo efficacia anche nelle parti ragionate, che chiamano in causa i migliori Krisiun.

L’assalto furioso della title-track chiarisce le coordinate su cui i Cambion procedono senza freni, con blast-beat che si alternano a dinamiche elaborate, strofe serratissime e riff ricchi di variazioni. Su tutto si ergono allucinati assoli in stile King/Hanneman, ed è proprio l’anima slayeriana a donare un’aura misteriosa a Conflagrate the Celestial Refugium, dove il trio tedesco-americano riesce a creare ferali linee “melodiche” in mezzo a tanta brutalità.

La lezione della miglior scuola statunitense si mantiene in Vae Victis, i cui fraseggi corrono senza tregua e lasciano spazio a una seconda parte più “rallentata”, dominata da ritmi marziali, momenti di groove e assoli calibrati.

Nell’omonima Cambion la perizia tecnica e i cambi di tempo evidenziano gli “insegnamenti” di Erik Rutan, presenti anche in Cities of Brass, che trova forza nell’invalicabile muro sonoro e nelle straripanti parti soliste.

Eiton Euclarion e Impact Steel sono l’ennesima dimostrazione del lavoro monstre di chitarra e batteria, un duello incessante che costruisce percorsi musicali riconoscibili e trame all’insegna della velocità, accompagnati dal growl di Osmond, sempre aggressivo ma mai tale da perdere intelligibilità.

Dopo la tellurica Fatalitism, la band gioca tutte le sue carte avventurandosi nella lunga strumentale Obscuratio, introdotta da tetri arpeggi, su cui esplode una tempesta di riff dall’impatto drammatico. Stavolta sono gli strumenti a condurre la narrazione, con intermezzi che evocano paesaggi infernali e scorribande tecniche inarrestabili. Un pezzo di bravura per una formazione padrona dei propri mezzi, che ha il grande pregio di proporre sonorità con radici ben salde nella tradizione senza mai ripiegarsi su se stesse.

Non c’è necessità di sconfinamenti in territori techno, prog o dissonanti per dimostrare maturità già con questo debut. Il death metal è un genere che non ha nessuna intenzione di invecchiare, e dischi come Conflagrate the Celestial Refugium sono qui a dimostrarlo. Alle spalle di Skeletal Remains e Necrot si sta muovendo una folla di act dalle grandi potenzialità, i Cambion sono sicuramente tra questi.

P.S. per i completisti si segnala la riedizione su CD, sempre per Lavadome Productions, del demo Unfold Chaos Supreme, in cui, nonostante una produzione più confusa, erano già stati gettati i semi della furia sonora dei Cambion.

Bandcamp: Conflagrate the Celestial Refugium

Lavadome Productions: Cambion

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