Recensione: Crossing the Rubicon

Di Den - 24 Novembre 2006 - 0:00
Crossing the Rubicon
Band: Armageddon
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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85

Che la War Music fosse una garanzia per gli amanti del Death metal di matrice scandinava lo si sapeva, certo è però che dischi della caratura tecnica e compositiva di questo
Crossing the Rubicon sono merce rara in una scena (quella svedese) che si distingue spesso per i suoi stilemi molto precisi, soprattutto per ciò che riguarda la struttura melodica dei brani. 

Per chi non ne fosse a conoscenza va subito detto che gli Armageddon nascono come progetto parallelo agli
Arch Enemy e vedono coinvolti entrambi i fratelli Amott alle chitarre, oltre a
Daniel Erlandson e al sorprendente cantante Jonas Nyren. La proposta musicale, pur rimanendo ancorata a quel sound tipicamente
swedish di cui si è parlato, si distingue tuttavia per i costanti rimandi al Death tecnico e a tratti del tutto sperimentale della scena floridiana dei primi anni novanta (Cynic, Atheist e compagnia bella). Questo rende il disco assolutamente innovativo e fa pensare che
Michael Amott (che ha successivamente dichiarato di aver composto tutti i brani pur non comparendo nella line up pubblicata nel booklet) avesse voglia di aggiungere qualcosa di più alla proposta degli Arch Enemy, rivolgendosi però ad un pubblico più di nicchia e maggiormente avvezzo alla novità. 

2022 (Intro) rappresenta quanto di meglio la band poteva fare per trascinare l’ascoltatore in quell’atmosfera spaziale testimoniata dalla copertina del disco e dalle immagini interne.
The Juggernaut Divine, Astral Adventure e Asteroid Dominion rappresentano il lato più strettamente Death dell’album, nonostante anche qui gli splendidi assoli di
Chris Amott (davvero eccezionale) si staglino su ritmiche molto elaborate ma al contempo eleganti. Con
Funeral in Space si tocca l’apice melodico, il pezzo è stupendo e vede l’innesto di archi su un tappeto di chitarra acustica davvero efficace. 

C’è da dire che la qualità del disco resta sempre molto alta (cosa non da poco) e raggiunge l’apice nella conclusiva
Into the Sun, ricca di riff bellissimi e intricati come di parti melodiche di pregevole fattura. Secondo il sottoscritto questo disco è superiore a qualsiasi produzione degli Arch Enemy: ma questa è una considerazione personale che ognuno, ad ascolto ultimato, potrà sottoscrivere o
confutare; l’importante però è che l’album non sia sottovalutato, sia che vi piaccia il Death svedese sia che siate degli
appassionati di Techno Death all’americana…Se poi i generi vi piacciono entrambi potete già ordinarlo.

Tracklist:

1. 2022 (Intro) 01:59 
2. Godforsaken 04:39 
3. The Juggernaut Divine 05:18 
4. Astral Adventure 04:59 
5. Funeral in Space 03:01 
6. Asteroid Dominion 04:38 
7. Galaxies Away 03:49 
8. Faithless 02:11 
9. Children of the New Sun 02:45 
10. Into the Sun 04:33

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