Recensione: Cult of the Dead

Di Federico Mahmoud - 14 Febbraio 2009 - 0:00
Cult of the Dead
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Anno: 2008
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75

Quattro album in poco meno di quattro anni: è l’incredibile bottino degli olandesi Legion of the Damned (ex-Occult), che dall’esordio datato 2006 pubblicano con regolarità maniacale. Chi ha già dimestichezza con i terroristi di Geldrop non resterà deluso: Cult of the Dead è l’ennesima, micidiale affermazione di una band che ha fatto dell’essenzialità un vanto; in tempi di grandi sperimentazioni e cocktail insipidi, la genuina ostilità dei Nostri è una manna dal cielo. Dieci brani senza pretese, dieci ordigni sonori per confermare lo status di una formazione che sul palco è rispettata e temuta.

Sermon of Sacrilege è l’anticamera a Pray and Suffer, ideale biglietto da visita per i neofiti: la specialità della casa è il periodico alternarsi di riff cadenzati e brusche accelerazioni, come insegnano Slayer e Sodom d’annata; si aggiunga alla ricetta un pizzico di death metal vecchio stampo – dallo screaming di Maurice Swinkels a certe soluzioni chitarristiche – e il massacro è servito. La varietà non è certo il fiore all’occhiello del gruppo, che tuttavia sopperisce con generosità e tensione agonistica fuori dal comune; Black Templar e Necrosophic Blessing, un rullo compressore, sono esplicite dichiarazioni di guerra. L’impatto lacerante di House of Possession fa il paio con Enslaver of Souls, episodi in cui ritmi quadrati vanno a braccetto con melodie accattivanti, senza stravolgere il canovaccio. Tra i brani di punta figura la title-track, che rinuncia alla furia cieca per giocare la carta del mid-tempo: crudo, in your face, proprio come i Legion of the Damned. Peccato per un finale in sordina, condito da qualche riempitivo (Solar Overlord); una tracklist più contenuta avrebbe senz’altro fatto a meno del pilota automatico.

Cult of the Dead è un’orgogliosa rivendicazione d’intenti, che non accetta compromessi: i seguaci della band avranno di che gioire – cervicale permettendo – gli altri bypassino senza indugi. Fedeli alla linea, irriducibili per scelta e non per opportunità: i Legion of the Damned sono così, schietti come un gancio sui denti. Prendere o lasciare.

Federico Mahmoud

Tracklist:
01 Sermon of Sacrilege
02 Pray and Suffer
03 Black Templar
04 House of Possession
05 Black Winds of Yog-Sothoth
06 Cult of the Dead
07 Necrosophic Blessing
08 Enslaver of Souls
09 Solar Overlord
10 Lucifer Saviour
11 The Final Godsend

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