Recensione: Cut Loose

Di - 6 Giugno 2013 - 12:20
III, Cut Loose
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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72

Ricordo di essermi avvicinato al primo album dei tedeschi The New Black per la presenza dell’ex Stormwitch Fabian Schwarz alle chitarre. Ricordo anche che all’epoca rimasi abbastanza stupito dall’approccio sonoro che non poteva essere più diverso da quello della band madre. Con le dovute proporzioni, una differenza simile a quella che c’era tra gli album solisti di Ozzy e i Black Label Society. Ora i nostri tedeschi arrivano al terzo disco e hanno cominciato a fare sul serio. Se i primi due album erano infatti praticamente autoprodotti, in questo caso si sono fatti aiutare da Jacob Hansen, già conosciuto per aver lavorato con Volbeat e Pretty Maids. Di sicuro la produzione ha portato la band a elevare le composizioni, presentando un disco maturo, aggressivo e molto d’impatto, capace di mischiare sonorità tra loro diverse. Si passa infatti nel corso dell’ascolto tra hard rock, metal puro e contaminazioni più moderne che comunque non disturbano affatto.
Il riff della iniziale Innocence & Time sembra uscito da un disco dei Motorhead: non potevano scegliere una opener migliore per mettere le cose in chiaro su come suonino i The New Black ora. Il pezzo è breve e  divertente, anche la prova vocale di Markus “Fludid” Hammer appare migliore e varia rispetto alle due release precedenti. Si passa a un metal più moderno con Count Me In, in cui la matrice hard rock la fa da padrona, soprattutto nel ritornello. Muzzle & Blinkers parte più lenta per poi risollevarsi in un pezzo che dimostra la capacità dei nostri di amalgamare sound diversi. Toni quasi stoner arrivano nella seguente Superhuman Mission, per quanto mi riguarda uno dei migliori pezzi fino a questo momento. È il momento della title track e ancora una volta sono i Motorhead a fare capolino nella ritmica. A parte i richiami ai maestri, è comunque un altro brano molto riuscito e adrenalinico. Carina ma forse troppo moscia per i miei gusti Any Colour You Like (As Long As It’s Black). Modernità e tradizione si mischiano ancora nelle seguenti Burning D e Not Quite That Simple, buone ma non memorabili. Migliorano le cose invece con Sharkpool, con il suo incedere deciso che rimane impresso dal primo ascolto. Altro hard rock aspetta l’ascoltatore con The Unexpected Truth, ennesimo brano in cui sono rimasto piacevolmente colpito dal miglioramento del vocalist, anche dal punto di vista interpretativo. Ho impiegato diversi ascolti per abituarmi a One Thing I Know, una semi ballad che invece si rivela sulla lunga distanza uno dei pezzi migliori del lotto. Una intro di basso ci conduce all’ultima mazzata, Antidote, aggressiva quanto basta per chiudere un disco che si fa ascoltare tutto d’un fiato.
Definirei solido ed eterogeneo questo ultimo lavoro dei The New Black, senza picchi di qualità estrema, ma in compenso senza cali di tensione o di stile. Anzi, credo possa piacere a chi è in cerca di un hard rock più pesante o un metal più aperto a contaminazioni. Certo, per gli stessi motivi alcune soluzioni potrebbero far storcere il naso agli ascoltatori più intransigenti, ma un ascolto a questo Cut Loose potrebbe farvi scoprire una band in buona forma e che sta crescendo bene.

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