Recensione: У вирi чорної снаги (Within the Swirl of Black Vigor)

Di Stefano Santamaria - 14 Gennaio 2018 - 0:00
У вирi чорної снаги (Within the Swirl of Black Vigor)
Band: Zgard
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2017
Nazione:
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72

Epici suoni, creature che vagano in una notte illuminata dal bianco candore di una luna riflessa sulla neve, sono le icone dell’ultima fatica in studio degli ucraini Zgard. Potremmo usare il singolare nel nominare questa realtà, poiché unico interprete è Yaromisl

La band è attiva dal lontano 2010, con alle spalle cinque full-length. Il sound proposto è un pagan metal minimale, con venature folk, e a tratti richiami ai conterranei Nokturnal Mortum. L’elemento di genuinità spicca in  “Within the Swirl of Black Vigor”, album costruito su crescendo e su suoni corrucciati, senza mai sforare nel virtuosismo o nella sperimentazione. 

Commozione partecipata trova un attimo di riflessivo silenzio. Trasportati in una realtà fatta di gelido vento ed inumana comprensione, restiamo sgomenti di fronte alla nostra impotenza sulla realtà che ci circonda. 

Il full-length si dirama tra un stridore di strumenti e voci ed attimi di pagana sinfonia, tratto a metà tra l’eleganza e la più contadina e spontanea delle emozioni. Da brividi la parte finale di ‘Confession of Voiceless’, voce folk che, direttamente dalla terra di origine, ci trasmette profondi sentimenti. I brani si susseguono ricordando, per espressività, Falkenbach, differendo però in modo decisivo a livello di suoni. 

Within the Swirl of Black Vigor” affonda le proprie radici nella cultura ucraina, scelta di Yaromisl  da apprezzare, in un contesto in cui troppo spesso ci si rifà alle tradizione norrene. 

Il disco ha in sé molte sfumature ambient, sensazioni che sopperiscono ad alcune oggettive carenze tecniche, ma che allo stesso tempo trascende la necessità delle medesime. Non è infatti stupire con virtuosismi l’obbiettivo dell’artista, bensì toccare quelle corde legate alla sensibilità dell’ascoltatore. La connotazione sinfonica del progetto la si intravede in più punti del full-length, tocco di luce austera che ci riscalda e rincuora al contempo. 

Se è vero che non manca il gelo black metal, è altrettanto incontestabile come vi siano tiepidi falò a rassicurare pellegrino in viaggio. Nella natura così ci immergiamo, guidati da una luce che ci conduce su un sentiero impervio ma rigoglioso di tradizione. L’inverno ha solo sopito la linfa di una selva pronta a sbocciare. Noi, quieti viandanti, siamo condotti per mano dalle note di Zgard in un pagan metal che ci ha smosso e che vi consigliamo al di là dei vostri gusti musicali, poiché non v’è amore più schietto di quello che sgorga direttamente dal cuore.

Stefano “Thiess” Santamaria

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