Recensione: Deathrow

Di Matteo Lavazza - 27 Aprile 2003 - 0:00
Deathrow
Band: Hydra
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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73

Secondo demo per i piemontesi Hydra, dopo l’esordio avvenuto con  “Morgana”.
L’inizio del demo è affidato ad una breve strumentale intitolata “The  Cathedral” seguita a ruota da “Demons”, un pezzo che chiarisce le caratteristiche stilistiche del gruppo, cioè un Power/Thrash molto ben fatto e d’impatto, con la voce del cantante Ronny  sugli scudi, grazie al suo timbro roco che davvero ben si amalgama con la musica proposta dagli Hydra, peccato che dopo le registrazioni il singer abbia lasciato la band.
Nella biografia il gruppo parla di influenze Thrash/Death, ma sinceramente di Death se ne sente pochino, sono altresì presenti chiare parti di Metal classico, che rendono il lavoro decisamente vario e godibile.
L’ascolto prosegue poi con “Descent Scorn”, canzone stilisticamente in linea con la precedente, contraddistinta da ottimi riff di chitarra e dalla bella linea melodica della voce. Davvero spettacolare il finale della canzone dove i nostri rallentano i ritmi, per altro mai troppo veloci, per poi riaccellerare.
La conclusiva “Deathrow” è il pezzo più Thrasheggiante del lotto, con il lavoro del batterista Marco in evidenza. Molto belli i vari stacchi che si succedono all’interno del pezzo, che donano varietà al tutto.
Buono anche il lavoro svolto dalla chitarra di Paolo e dal basso di Dario, sempre preciso e puntuale nonché molto abile a dare sempre il giusto “tiro” ai pezzi.
I suoni di questo demo non sono male, purtroppo il volume del basso mi è parso un po’ eccessivo andando, il più delle volte, quasi a coprire le parti di chitarra, sminuendo così in parte l’aggressività delle canzoni.
Tecnicamente il gruppo è decisamente valido, con tutti i musicisti che svolgono al meglio il loro lavoro, anche se una nota di merito va, come già ho avuto modo di dire prima, al cantante Ronny, davvero l’arma in più del gruppo, spero per gli Hydra che il loro nuovo cantante, Gabriele, possa essere all’altezza del suo predecessore.
In conclusione posso dire che il lavoro svolto dai 4 piemontesi è decisamente buono, anche se forse un po’ più di varietà in fase compositiva gioverebbe parecchio, visto che in alcune parti si ha come una sensazione di già sentito. Sono comunque convinto che gli Hydra abbiano tutte le carte in regola per poter fare delle ottime cose in futuro.

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