Recensione: Decibel Disease
Deja Vu è un combo roccioso e dal suono straight in your fuckin’ face proveniente dalla Germania che nel 2006 fa uscire il debut album Bullets to Spare, dalla copertina ben esplicita e diretta che fa la gioia dei defender più incalliti. Di loro si parla in termini lusinghieri per quanto attiene la “botta” che sanno fornire in sede live, come ben ricordano gli spettatori dell’ultimo Swordbrothers Festival. Decibel Disease è il loro secondo parto discografico e dà fin da subito l’idea dell’essenzialità della loro proposta. Quando poi uscite del genere avvengono da parte della cult label Karthago Records il risultato è pressoché scontato: HM, HM e ancora HM senza fronzoli alcuni. La line-up annovera Werner Kerscher(vocals/guitars), Timo(guitars), Wolpo(bass) e Stephan Morro(drums).
L’opener Under Fire conferma quanto sopra: una cascata di metallo nel nome degli Iron Maiden dei bei tempi, così come la seguente You Will Know My Name è schifosamente Judas Priest: chitarre impietose che duellano e il vocalist Werner Kerscher che scimmiotta Rob Halford. Children of the Eighties è una dichiarazione di fedeltà assoluta agli dei del Metallo a partire dai testi ultra-defender per finire con il coro (che poteva essere un poco migliore) da urlare sudati sotto il palco. Metalhead non è la cover del brano dei Saxon ma un mid tempo che ricorda i Manowar meno epici e più diretti con un chorus letteralmente rubato agli Accept di Restless&Wild.
Si cambia velocità con Die For The Tyrant: i Deja Vu fanno ancora i Judas Priest per tutti i quattro minuti di durata. Werner imita alla grande Halford anche negli acuti e le due asce Kerscher/Timo non fanno rimpiangere quelle di Tipton/Downing. Siamo al plagio spudorato ma il risultato finale vale la candela. Face Down in the Dirt è molto più tedesca nel riffing a zanzara iniziale (Running Wild) per poi svilupparsi in un altro episodio (molto poco) riuscito in stile Sacerdote di Giuda. La title track risolleva le sorti del disco grazie a un brano che picchia come i grandi, vecchi Exciter sapevano – e sanno ancora – fare. Nella fattispecie i confini dell’HM classico vengono largamente superati per sfociare nello Speed Metal più puro: urla disumane, chitarre assassine e sezione ritmica da industria siderurgica.
Here I Stand è un episodio che dovrebbe essere melodico nelle intenzioni mentre nella realtà testimonia come i Deja Vu debbano solo pestare come fabbri e mai uscire dal seminato: assolutamente da dimenticare. Slave to the Gods è il brano più articolato e marziale dell’album: riff pesantissimi misti a una interpretazione ancora una volta halfordiana da parte del cantante conferiscono a questa traccia un tasso epico da paura, degno dei maestri del genere di inizio anni Ottanta. La veloce Never Get Away pare tratta da Defenders of the Faith mentre On My Own è ancora una volta Iron Maiden per via delle linee vocali di Werner a la Dickinson e si chiude con Walls of Sleep, un episodio anomalo, dove l’urgenza metallica viene messa da parte e le chitarre possono finalmente essere più ariose e rotonde. In questo caso i tedeschi riescono ad avvicinarsi a un qualcosa di melodico senza scadere nel ridicolo.
Decibel Disease è un lavoro che non dà tregua: al metallo si somma metallo, come da tradizione teutonica. Quantità ripetutamente a scapito della qualità ma tonnellate di fede e sudore. Talvolta per molti può bastare, come per chi scrive.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist
1. Under Fire 4:58
2. You Will Know My Name 3:38
3. Children Of The Eighties 4:36
4. Metalhead 4:20
5. Die For The Tyrant 4:06
6. Face Down In The Dirt 4:52
7. Decibel Disease 4:03
8. Here I Stand 4:50
9. Slave To The Gods 5:17
10. Never Get Away 4:38
11. On My Own 4:31
12. Walls Of Sleep 4:37
Line-Up
Werner Kerscher – vocals / guitars
Timo – guitars
Wolpo – bass
Stephan Morro – drums