Recensione: Destiny Calls

Di Fabio Vellata - 9 Ottobre 2009 - 0:00
Destiny Calls
Band: Naughty Boys
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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76

Dopo l’inattesa reunion del 2003, culminata con un nuovo album nel 2007 – l’interessante R U Naughty Enough? – i Naughty Boys, band dalle origini molto più antiche di quanto possa apparire sulla carta (anni ottanta), si riaffacciano sulla scena per garantire un seguito effettivo ai bene auguranti propositi di nuovo inizio, manifestati un paio d’anni fa.

“Destiny Calls” disco che nonostante la fondazione remota del gruppo, è solo il terzo capitolo in carriera, arriva, infatti, a dare conferma dei buoni riscontri ottenuti con il predecessore, smussando alcune imperfezioni e mantenendo al minimo indispensabile le componenti derivative in termini di architettura dei brani e tipo di proposta.
Sempre orbitanti attorno al classico hard rock stradaiolo che, solo di riflesso si affilia a Firehouse e Slaughter, i Boys appaiono questa volta molto più oscuri e “quadrati”, forti di un sound con maggiore personalità e prodotto con perizia, che tuttavia meno indugia in aperture “solari” e spensierate.

Un taglio da “nuovo millennio” verrebbe da dire, che si rifà agli stilemi tradizionali mutuati da tanti anni di frequentazione delle scene, ma che in qualche modo matura e si porta al passo con i tempi, acquisendo caratteristiche d’elaborata raffinatezza che rivelano un’anima “meditata” e di accresciuto fascino.
Il risultato privilegia ed aiuta senza dubbio il singer Mikael Sandvik, come detto all’epoca della pubblicazione, tra i punti deboli di “R U Naughty Enough?”, ma parimenti conferisce una “ermeticità” al songwriting che, pur non apparendo per nulla disprezzabile, rende le composizioni forse meno immediate e spontanee di quanto sperimentato in precedenza.

Le tracce di buona qualità, ad ogni modo non mancano affatto. L’esempio concreto deriva dalle accattivanti e quasi “progressive” “Walk Away”, “Endless Pain”, “Don’t Turn Around” e “Light Of The Day”, canzoni che pur se perfettamente inquadrabili nel filone del classicissimo hard rock, non tardano a mostrare cadenze piuttosto ricercate ed un profilo non privo di una buona dose di atmosfere “eleganti” e virtuosisimi sonori.
Tratti talora notturni e melodie per nulla dozzinali, che coinvolgono anche l’immancabile slow intitolato “Eternity”, per diffondersi a macchia d’olio sull’intera scaletta, confinando le svisate puramente rock n’roll a pochi ed isolati accenti, rilevabili di quando in quando nell’opener “Destiny Calls”, brano che nel chitarrismo un po’ ricorda i Crüe e negli approcci più arcigni delle solide “Time”, “Head Held High” e “Runaway Train”, episodio quest’ultimo in cui, complice un hammond tanto soffuso quanto efficace, emergono spigolature addirittura seventies d’ispirazione purpleiana.
Molto buoni poi alcuni ritornelli, con menzione assoluta per la già citata “Time” e per il chorus ispiratissimo della conclusiva “Fly With The Angels”, pezzo che con tutta probabilità, potrà assumere contorni trascinanti in sede live.

Meno diretti e sguaiati degli esordi e più raffinati e convincenti di quanto apparso sull’album di come back, gli svedesi Naughty Boys mostrano dunque un’insospettabile personalità che li rende in grado, caso tutto sommato raro, di affrancarsi dall’immensa pletora di band attive in ambiti hard dell’area scandinava.
Il loro nuovo cd “Destiny Calls” è, infatti, un prodotto molto meno “facile” di quanto rilevabile in prima battuta, costruito sulla base di uno stile proprio, intelligente e non banale, tale da renderlo bisognoso di un ascolto approfondito onde interpretarne al meglio le numerose sfumature abilmente criptate sotto la veste del semplice e puro hard rock.

Un bel passo avanti insomma, per una reunion che inizia realmente ad offrire buoni frutti.

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Tracklist:

01. Destiny Calls
02. Walk Away
03. Endless Pain
04. Don’t Turn Around
05. Light Of The Day
06. Eternity
07. Broken
08. Time
09. Head Held High
10. Runaway Train
11. Fly With The Angels

Line Up:

Mikael Sandvik – Voce
Morgan Valentin – Tastiere / Back. Vocals
Hasse Olsson – Chitarra
Jonas “Ludde” Ludwigson – Batteria
Robert Norberg – Basso
 

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