Recensione: Discipline of Hate
Quando si parla di thrash-core brasiliano, anzi, a voler essere più precisi, quando si parla di thrash-core sudamericano, é impossibile non affiancare tutte le considerazioni possibili a quanto composto dai Sepultura nel corso degli anni. Sempre e comunque, sia che ci si riferisca al periodo d’inizio anni novanta – quando Cavalera e compagni erano sulla cresta dell’onda – sia che si prenda a confronto quanto prodotto al momento dalle tante realtà dell’America Latina. E da chi, secondo voi, si sono fatti ispirare i Sepultura nel corso del loro ‘periodo formativo giovanile’? La risposta è semplice e scommetto qualche birra che avevate la risposta ancor prima della mia domanda: dagli Slayer.
Il novanta per cento delle attuali band avezze al thrash-core (e il novantacinque per cento di quelle che furono), è influenzata da Slayer e Sepultura. I Korzus, sebbene siano da oltre venticinque anni una vera e propria istituzione in terra verde-oro, sebbene abbiano messo a ferro e fuoco chissà quanti locali marci e puzzolenti del circondario di São Paulo, non fanno eccezione a questa ferrea regola.
“Discipline of Hate” è un buon disco di canonico thrash impreziosito da qualche sporadico spunto degno d’interesse, suonato da musicisti validi e preparati con tanta esperienza sulle spalle, missato e masterizzato secondo le intenzione degli stessi Marcello Pompeu e Heros Trench e, non ultimo, spinto a gran velocità dall’inerzia di un’attitudine che, dopo aver rallentato per un buon quindicennio, si è rimessa in moto come non mai, stimolando produzioni degne di rispetto nonché contraddistinte da discreta qualità.
Slayer e Sepultura dicevamo. Ebbene sì, questo disco non farà rizzare i capelli per la sua originalità però di certo allieterà il tempo di coloro che da sempre ardiscono con fervore e bramosia per il thrash old-school, quello plasmato e temprato dalle rudi abitudini dell’hard-core. Un thrash-core che, a voler cercar il pelo nell’uovo, è leggermente raffinato grazie alle ispirazioni dettate nel tempo dai già citati Sepultura e da Nuclear Assault, Slayer, Kreator (tanto per segnalare i gruppi più popolari), Maestri indiscussi nel lustro che ebbe inizio nel 1990.
Drumming ben congeniato (dall’esordiente Rodrigo Oliveira), chitarre incalzanti, basso a pompar le basse frequenze della sezione ritmica e una voce caustica e corrosiva sono la fondamenta su cui appoggia il songwriting del quintetto proveniente dal Brasile. A impreziosire il tutto ecco gli ottimi soli per mano del duo Araújo/Trench, che rendono i brani personali, nonchè vari e interessanti, sopratutto se si considera che la lunghezza media di ciascuno di essi non supera i quattro minuti. Certo, il tutto è assemblato alla vecchia maniera secondo gli stilemi di quadrati schemi compositivi già idealizzati, rivisti e risentiti centinaia e centinaia di volte ma, tirate le somme, “Discipline of Hate” non sfigura se rapportato alla corrente, florida scena internazionale.
Infine, fortuna ha voluto che alcuni importanti connazionali abbiano fornito il loro apporto alla stesura dei pezzi e all’esecuzione degli stessi in sala di registrazione. Si tratta dell’affermato Andre Matos (Angra), dell’instancabile Andreas Kisser (Sepultura) e del ‘terribile’ duo Gordo/Boka (Ratos de Porao). Un bel biglietto da visita!
Di certo l’album avrà molte più buone stelle laggiù, dove l’attaccamento e il supporto per la scena underground e ‘semi-mainstream’ (passatemi il termine) non é nemmeno lontanamente paragonabile a quello europeo. Ma se qualcuno di voi, dato questo nuovo contratto con AFM Records, volesse farci un pensierino, non farà difficoltà a reperirlo, nè tantomeno s’annoiera’ dati i tre quarti d’ora di impetuoso, tagliente furore. Violator, Claustrofobia, Terrorstorm, Andralls e le altre speranze brasiliane al seguito stiano in campana: la vecchia guardia, così come in Europa e negli Stati Uniti, ha ripreso a marciare con odio e disciplina e non farà ostaggi.
Nicola Furlan
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Tracklist:
01. Intro (Path to Discipline)
02. Discipline of Hate
03. Truth
04. 2012
05. Raise Your Soul
06. My Enemy
07. Revolution
08. Never Die
09. Slavery
10. Last Memories
11. Under His Command
12. Reap What You Sow
13. Hell
Formazione:
Marcello Pompeu: Voce
Antonio Araújo: Chitarra
Heros Trench: Chitarra
Dick Siebert: Basso
Rodrigo Oliveira: Batteria