Recensione: dritto al volto
La musica degli A.D. unisce ai soliti campioni tipici del genere hip hop, schitarrate distorte semplici ma incisive e una sezione ritmica basso – batteria.
Per quelli di voi, e saranno parecchi, che si stanno chiedendo cosa diavolo ci fa su questo sito la recensione di un album del genere, la risposta si riassume in due parole:
Coerenza e merito.
La coerenza sta nel recensire il materiale di chi ci supporta inviandoci i promo, mentre il merito degli A.D. sta tutto nel messaggio.
Ma partiamo dal principio.
I canti di lotta sociale sono vecchi quanto il mondo. Quali che siano i governanti, i popoli, le forme di comunicazione, gli ambiti, la rabbia è sempre la stessa.
Negli ultimi anni in Italia il canto di ribellione è tipicamente legato al movimento hip hop / rap , in particolare a quei gruppi nati nelle grandi fucine di libera cultura e contro informazione che sono i C.S.A. Sto parlando di gruppi quali Onda Rossa Posse, che diventarono Assalti Frontali, 99 Posse e poi Bisca, Alma Megretta, e potrei citarvene tanti ancora.
Gli A.D. raccolgono l’eredita di questi ragazzi, che hanno fatto della comunicazione un impegno di vita, e della musica il loro megafono.
Al primo impatto, scorrendo i titoli mentre saltavo la solita, noiosa intro, pensavo veramente al peggio. Dopo aver letto Mothafukka (non se ne può più), Ya Basta, Se Trionfa O Se Muere, mi aspettavo un disco di slogan già sentiti, e urlati fin troppo spesso da gente che non sa cosa vuol dire o, peggio, che canta gli slogan degli altri…
Dopo i primi ascolti e una paio di mail con il vocalist JestD mi sono ricreduto, è svanito il timore che si trattasse di un gruppetto che cavalcava semplicemente l’onda di malcontento di questi ultimi tempi, usando a sproposito l’appellativo Antagonismo Disobbediente. Si tratta invece di ragazzi che denotano una sensibilità fuori dal comune, in un mondo di qualunquismo, nel quale tutti pensano solo al proprio tranquillo idillio, e dove pare che a guardare in faccia alla realtà siano rimasti veramente in pochi.
JestD e compagni dimostrano di avere le idee chiare, e la capacità di urlarle in maniera graffiante e incisiva. I pezzi sono molto vicini come rabbia e grinta agli Assalti Frontali del primo album, che scommetto conoscerete tutti. I momenti più coinvolgenti sono sicuramente Dritto al Volto, Cermis, Fuckin’Killaz, Per Questo Non Dimentico che, per i testi e per la musica, lasciano il segno. Gli altri pezzi sono validi, tranne alcuni che proprio non digerisco, ossia l’intro, Chi è L’Assassino e Uno Vs Uno.
Una nota sulla produzione: il volume della voce è leggermente basso, spesso il parlato (rappato?) si confonde con gli altri suoni, impedendo di capire con immediatezza il testo.
Cosa dicono di tanto speciale, quindi, questi A.D., vi chiederete ora?
Il loro messaggio più importante, a mio modo di vedere è:
Non dimenticare!
Non dimenticare i genocidi e i massacri per religione o per potere.
Non dimenticare chi è sfruttato sistematicamente, le nazioni depauperate invece che aiutate.
Non dimenticare chi è morto per salvarci dal nazismo e dal fascismo.
Come voto non assegno più della sufficienza, si sente che è il primo lavoro del gruppo, ma le premesse sono buone.
Nonostante non c’entrino nulla con il tipo di musica che trattiamo, e nonostante il loro punto di vista può essere opinabile per la maggioranza, li ringrazio. In mezzo all’ammasso di banalità su cavalieri, draghi, moto e pupe che abbonda nel nostro genere, fa bene sentire ogni tanto qualcuno che ci sputa in faccia la realtà.
È un disco di sinistra estrema, scomodo, con un linguaggio politicamente scorretto, tutto questo contribuirà probabilmente a non fargli vendere troppi dischi.
Ma che dire?
Troppa incoscienza, troppo stomaco ci vogliono per chiudere la bocca.