Recensione: Drowning For Salvation

Di Daniele D'Adamo - 22 Giugno 2012 - 0:00
Drowning For Salvation
Band: Onicectomy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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65

Un’angosciosa atmosfera, alimentata dal sinistro suono di un carillon e da orribili versi, fa da incipit al primo full-length di una nuova realtà che calca la scena brutal italiana. “Drowning For Salvation”, così si chiama il disco, rappresenta il punto di arrivo/partenza per i pugliesi Onicectomy che, dal 2007, calcano le scene dell’Italia meridionale e centrale con i loro devastanti gig.

L’album giunge alla fine di un processo formativo che li ha portati a mettere alle stampe una compilation (“Promo 2008”, 2008) e un EP (“Maniacal Epidemy”, 2008) e, soprattutto, a stabilizzare la line-up attorno al talentuoso chitarrista Angelo Sergio, sì da dar luogo, con il recente innesto di Stefano Stufano al basso (al posto di Klaudio Bojaxhiu) e Pierluigi Rotelli al microfono (invece di Savino Zaza), a un ensemble equilibrato, emotivamente affiatato e ricco di tecnica.    

Tecnica assolutamente necessaria, quando si affronta un genere così poco accessibile – sotto tutti i punti di vista – come il brutal death metal. I punti di contatto con il cugino primo technical death metal, che prende la sua forza dall’abilità manuale degli strumentisti, sono difatti parecchi. Anche se, in questo, caso, il growling tirato all’estremo, sino all’inhale, di Zaza fa capire che la voglia di smembrare le membrane timpaniche degli ascoltatori rimane l’obiettivo primario del combo di Rutigliano. Sensazione, questa, suffragata dai temi splatter/gore scelti per accompagnare le musiche; certamente non originali ma almeno perfettamente allineati agli stilemi tradizionali posti alla base della definizione enciclopedica di ‘brutal death metal’.
 
Brutal che i Nostri interpretano in maniera irreprensibile, stilisticamente parlando. Dal ‘lavandinico’ growling di Zaza, passando per il suono ‘zanzaroso’ dei riff delle chitarre di Sergio e Valerio Palumbo, sino ai tremendi blast beats di Giovanni Scarnera e le arzigogolate scale del basso di Bojaxhiu, tutto è concepito e realizzato a puntino – compreso, purtroppo, anche il suono ‘plasticoso’ del rullante della batteria – per fissare un sound il più vicino possibile a quello di Campioni come i Suffocation, i Dying Fetus e i Cephalic Carnage, che del brutal death metal hanno fatto la loro ragione di vita. Tutto ciò, se da un lato non pone il fianco degli Onicectomy ad alcuna critica in merito a ipotetici difetti stilistici, li rende al contrario un po’ deboli quando si affronta il discorso dell’originalità e/o della sperimentazione. Ponendoli, come del resto ci si poteva aspettare data la loro attitudine fieramente ortodossa, nel novero delle numerosissime band che, bravissime a reiterare un sound già noto, non riescono a uscire da un anonimato artistico piuttosto grigio e, peggio ancora, foriero di noia.  

Non a caso, salta immediatamente all’orecchio il breve intermezzo acustico alla chitarra, “I Hope You Die”, che con la sua arcana armonia taglia di netto l’impatto monolitico provocato dal resto delle canzoni del platter. Il mostruoso muro di suono eretto da un instancabile quanto consistente guitarwork si rivela, alla lunga, troppo monotono nelle sue soluzioni di forma rendendo ardua sia l’assimilazione, in toto, del CD, sia il discernimento dei singoli episodi, intrappolati nella fittissima ragnatela di accordi che, alla fine, li rende un po’ troppo simili l’uno all’altro. Si può tuttavi citare la massiccia title-track, “Drowning For Salvation”, quale buon esempio di equilibrio ritmico fra momenti di pesantezza assoluta e attimi di velocità esagerata, con un break centrale ‘stacca-collo’ che, probabilmente, andrebbe utilizzato maggiormente quale espediente per rendere la singola song meno indigesta.       

Considerata la giovane età del ‘progetto-Onicectomy’, in ogni caso, la situazione generale non potrà che migliorare. Le basi artistiche e tecniche ci sono tutte, e infatti “Drowning For Salvation” è già un lavoro coerente e consistente, abbondantemente sopra la sufficienza. C’è da incrementare la creatività, che s’intravede comunque qua e là, con qualche scelta più coraggiosa e meno conservativa che, sicuramente, arriverà in futuro assieme all’esperienza.  

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Brain Pressure Breaking Skull 4:50     
2. Burned Heart Extirpation 1:55     
3. Tears Purifying Ways Of Scarifice 1:43     
4. Huma Flesh Dressing 3:04     
5. Virgin Women Cannibalistic Ritual 4:02     
6. I Hope You Die 1:22     
7. Sins Piercing Impaled Wombs 2:21     
8. Falling To The Cannibal Butchery 2:43     
9. Drowning For Salvation 4:28     

Durata 26 min.

Formazione:
Savino Zaza – Voce
Valerio Palumbo – Chitarra
Angelo Sergio – Chitarra
Klaudio Bojaxhiu – Basso
Giovanni Scarnera – Batteria
 

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