Recensione: Elevators To The Grateful Sky

Di Stefano Burini - 5 Luglio 2012 - 0:00
Elevators To The Grateful Sky
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Genere:
Anno: 2011
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73

Venuti alla luce dal 2011 come side project di Sandro e Giuseppe, mastermind dei brutal metaller Omega, i siciliani Elevators To The Grateful Sky, affinano la line up con l’ingresso di Giulio alla batteria e Giorgio al basso ed escono allo scoperto con un EP omonimo rilasciato a fine 2011.

Al solo pronunciare un nome così lungo ed altisonante, pare di sentire l’eco di band come 13th Floor Elevators e The Grateful Dead risuonare tra le gole di un ipotetica Sky Valley ed, in effetti, il genere proposto si rifà senza possibilità d’errore allo stoner rock. Quel sound, in sostanza, giunto alla ribalta a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, mescolando hard rock, doom metal, un suono sporco e valvoloso e tonnellate di psichedelia e che vedeva in artisti come Sleep, Kyuss e Fu Manchu i maggiori esponenti.

I riff degli Elevators hanno il piglio dei vecchi Kyuss, per quanto la qualità dei suoni, più che buona trattandosi di un demo ma ovviamente condizionata dal low budget, non permetta certo loro di competere con la potenza sprigionata dalla sei corde di Josh Homme o dal basso di Brant Bjork. La voce di Sandro ha, viceversa un attitudine meno aggressiva rispetto a quella del John Garcia dei tempi d’oro e nel complesso la musica dei siciliani trova un buon bilanciamento tra energia, melodia e derive psichedeliche ben evidenti e tuttavia ben lontane dallo stoner psych dei connazionali Ufomammut o dall’asfissiante drone doom metal dei Sunn O))).

I pezzi risultano in generale meno dilatati e anche piuttosto vari: non mancano tracce d’impatto, come la rockeggiante e riuscitissima ”White Smoke”, né momenti più rilassati e lisergici, come nella fantastica “Electric Mountain”, un vero e proprio omaggio ai maestri Electric Wizard, testimoniato dalle parole degli stessi componenti della band. L’effettistica sulla voce tende a renderla più straniante ed ovattata, pare quasi di sentirla da dentro le nostre teste, e le calibratissime incursioni di chitarra contribuiscono da par loro a creare un atmosfera decisamente stoned fino a sfociare in un breve ma pertinente assolo.

Il riff di “Cosmic Dust” suona come avrebbero suonato i primi Black Sabbath se Tony Iommi avesse potuto imbracciare la chitarra di Josh Homme anziché la sua proverbiale Gibson SG; la voce di Sandro ritorna “clean” ma non perde un grammo di efficacia nell’adattarsi ad un brano decisamente più spinto e dinamico del precedente. Chitarre più sporche e arroventate che mai in “Ganesha”, già dal titolo un intrigante stoner rock colmo di suggestioni orientaleggianti, di misticismo e visioni che appaiono da una nube di fumo bianco per poi svanire all’attacco di una seconda parte più tirata, animata da un altro ottimo riff e dal cantato, per l’occasione hetfieldiano, di Sandro.

Il finale è riservato a “Burned By A Million Quasars”, un titolo che profuma lontano qualche anno luce di Kyuss e di mondi, forse universi, lontani su cui possiamo arrivare viaggiando solo con la forza della nostra mentre e dietro al quale si celano un altra grande prova dell’intera band e l’assolo di chitarra probabilmente migliore di tutto questo mini album.

Gli Elevators To Grateful Sky non suonano nulla di particolarmente nuovo o sconvolgente e non hanno un impronta così particolare come altri artisti, anche conterranei, giunti a maggior fama, tuttavia la conoscenza della materia e la cura per i dettagli li indirizzano sulla giusta via per cercare con un debutto sulla lunga distanza di bissare e anzi migliorare i già più buoni risultati ottenuti con questo demo e di personalizzare ulteriormente la loro proposta.

Nota personale a margine

Se proprio devo trovare due aspetti a livello di packaging che non mi hanno convinto mi permetto di citare la grafica utilizzata per i titoli dell’album e delle varie tracce, troppo arzigogolata e praticamente indecifrabile e la scelta di presentarsi con i soli nomi: forza ragazzi, non nascondetevi, vogliamo sapere chi si cela dietro all’ottima musica contenuta in questo dischetto!

 

Stefano Burini

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Tracklist

01. Technicolour Widow

02. White Smoke

03. Electric Mountain

04. Cosmic Dust

05. Ganesha

06. Burned By A Million Quasars

 

Line Up

Sandro: Voce

Giuseppe: Chitarra

Giorgio: Registrazioni di chitarra e basso

Giulio: Batteria

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