Recensione: Enigma

Di Fabio Vellata - 12 Aprile 2020 - 0:01

Fallen Arise: band di metal sinfonico con voce femminile, proveniente da Atene.
Una curiosità, in effetti.
L’abitudine ci ha sempre condotti verso lande nordiche (o nei pressi), territori elettivi per gruppi specializzati in una forma musicale che tende ad assumere tradizionalmente toni rarefatti e crepuscolari. In qualche modo affini ad un paesaggio in cui la solarità mediterranea non è evidentemente contemplata.
Il mezzo è quello di un heavy cadenzato e drammatico, su cui una voce cristallina domina, incentivando la percezione di atmosfere “orchestrali” al limite del cinematografico. La sostanza, è fatta invece di brani dilatati, in cui non sono rari i dualismi tra female vocals e growl maschile, ammantati di intensa teatralità in un eterno rimando ad un immaginario tratto fiabesco da “Bella e la Bestia”.
Gli esempi arrivano immediati: dai seminali After Forever, Tristania e Theatre of Tragedy, passando per Edenbridge, Sirenia e Delain, via via, sino ai grandiosi (e più commerciali) Epica e Within Temptation.

I nomi si sprecano ed i riferimenti pure.
Tutti quanti, chi più, chi meno, vanno a comporre i tratti somatici della proposta posta in essere dal sestetto greco, arrivato con “Enigma” al ragguardevole terzo tassello in una carriera iniziata una decina di anni fa. E proprio come successo nella gran parte dei casi summenzionati, gli esiti sono pure interessanti: nemmeno questa volta si potrà mai far cenno a guizzi d’originalità (ahi, che tesoro preziosissimo e raro quanto la proverbiale mosca bianca!), tuttavia l’ascolto pone in evidenza una band con doti di buon gusto e discreta capacità d’intrattenimento. Nessuna voglia di strafare, di strabiliare con velocità ipersoniche o follie fenomenali. Piuttosto il tentativo, spesso riuscito, di costruire melodie affabili e di facile comprensione, interpretate con evidente bravura da Fiona Creaby.
Frontwoman d’indubitabile fascino vocale miss Creaby, dal timbro ibrido al confine tra la divina ed irraggiungibile Sharon Den Adel e Sabine Edelsbacher degli austriaci Edenbridge, combo con il quale i Fallen Arise condividono più d’un aspetto. In particolar modo nelle parti più prettamente classiche e sympho-metal.

Ciò che proprio non decolla è invece la conflittualità con il growl maschile digrignato dal “solito” orco inferocito, in quest’occasione identificabile con il nome del singer Vlassis K.
Certo è un canone ormai divenuto tradizionale nel genere: l’avvicendarsi di note flautate emesse dall’ugola di una eterea fanciulla, contrapposte agli sfiatamenti invasati del classico “cattivone” di turno, fa parte dell’immaginario del metal sinfonico di taglio gotico.
Che noia però, che peccato, che effetto castrante. Le armonie confezionate sono dotate di classe e piacciono senza difficoltà, gli arrangiamenti orchestrali molto ben curati, profondi, accattivanti, in parallelo con una produzione limpida e senza sbavature. In un contesto simile l’emergere saltuario di una voce gutturale suona un po’ come il classico “cazzottone in un occhio“. In pratica, non ci azzecca granché e penalizza – a nostro modestissimo modo di vedere – una proposta altrimenti molto fascinosa e stuzzicante, assimilabile (fatte le dovute proporzioni) ai già citati Within Temptation, Edenbrige e, ancor di più, Leave’s Eyes.
Come capita spesso di sottolineare in casi analoghi, “la via di mezzo stona“. Meglio scegliere una strada definita: o growl tout-court, oppure, come avremmo preferito in questi frangenti, lasciare pieno spazio ad una singer che mostra d’avere numeri e classe a sufficienza per tenere la scena in assoluta autonomia.

Prodotto per metà anche dalle nostre parti (presso i Rock Factory Studios di Siena), “Enigma” è ad ogni modo un buonissimo prodotto di fascia “media”.
A nostro avviso ancora perfettibile, ma comunque ispessito da qualità manifeste ed evidenti, veicolate da congrua esperienza e buon talento.
Ricchezza di particolari (gli interventi strumentali di chitarre e tastiere sono sempre calibrati e stilosi) e arrangiamenti ben orchestrati aiutano nell’apprezzarne esiti che, i tanti patiti di un settore divenuto nel frattempo una sorta di trend, non tarderanno probabilmente a scoprire.

 

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