Recensione: Enlighten The Darkness

Di Daniele D'Adamo - 16 Novembre 2007 - 0:00
Enlighten The Darkness
Band: Angel Dust
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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93

Gli Angel Dust, dal moniker proveniente da un leggendario brano dei Venom, sono una band tedesca attiva sin dal 1986, anno di debutto discografico con Into The Dark Past (Disaster). Partiti da un sound “slayeriano”, la band si è poi successivamente spostata verso il Power già con la seconda realizzazione, To Dust You Will Decay (1988, Disaster). Dopo un decennio di silenzio, la loro carriera è ripresa con regolarità a partire dal terzo album Border Of Reality (1998, Century Media), sino al 2002, anno di produzione del loro ultimo, sin’ora (anche se è prevista, in questa seconda metà del 2007, l’uscita del loro settimo album), lavoro in studio: Of Human Bondage (Century Media). Prima di questo, nel 2000, l’oggetto della presente recensione, ovvero Enlighten The Darkness, inciso con la formazione seguente: Dirk Thurisch (vocals, also Mercury Tide), Bernd Aufermann (guitars), Frank Banx (bass), Steven Banx (keyboards) e Dirk Assmuth (drums).

E qui inizia il mistero. Mistero, cioè, del perché un album come Enlighten The Darkness, non sia passato alla storia del Metal come uno dei migliori lavori mai realizzati in ambito Power.
Ripetuti, insisti, accurati ascolti, non rivelano alcun punto debole nel platter dei tedeschi: un incredibile concentrato di melodia miscelata a pura potenza come raramente è capitato di sentire.
Le canzoni posseggono tutte ritornelli memorabili, mai forzati, mai costruiti artificiosamente per abbordare ruffianamente l’ascoltatore: il songwriting è naturale, sincero, immediato. I brani scivolano via con unicità di intenti, con la stessa forza dirompente, con lo stesso elevatissimo standard qualitativo, con la stessa classe.

Già da subito, Let Me Live unisce una poderosa avanzata bellica da parte della sezione ritmica di Frank Banx e Dirk Assmuth ad una micidiale dose di melodia iniettata dal cantato vario, deciso ed armonico di Dirk Thurisch, per confluire in un ritornello dalla matrice melodica indimenticabile, per semplicità ed immediatezza, avvolta dal gran lavoro alle tastiere di Steven Banx, che fornisce un corposo tappeto per le evoluzioni soliste del chitarrista Bernd Aufermann. Ma è solo l’inizio. The One You Are, dal groove cyber grazie all’uso particolare dei syntesizers, colpisce subito nel segno con un possente incedere che non mostra soluzioni di continuità in quanto ad efficacia ed energia, intervallato solo da brevi break introduttivi al pre-chorus e chorus, maestosi e di grande respiro. Particolarmente impegnative le linee di canto, affrontate con grande sicurezza da Thurisch. Anche Ejoy!, dalla strofa dissonante e riottosa, possiede un incedere di gran classe ed eleganza che, nuovamente, porta ad una magnifica sezione melodica del ritornello, che si innalza con naturalezza verso alte ed innevate vette, di difficile raggiungimento da parte di cantanti che non abbiano classe e preparazione tecnica. Se possibile, il livello del disco si eleva ancora di più con Fly Away, introdotta da un dolce cantato di Thurisch che si muove su una base formata da pianoforte e cori, struggente, languida ma potente. Dirompente il ritornello: una vero colpo da maestro per quanto riguarda la facilità e naturalezza di scrittura. Perfetto da cantare tutti insieme in sede live. Ed ancora, Come Into Resistance mantiene l’album su elevati piani qualitativi. Inizio deciso segnato da un riff movimentato dal lavoro delle tastiere. Strofa già immediatamente melodica e di piacevolissimo ascolto, che lascia presagire un grandissimo ritornello. Cosa che puntualmente si verifica con precisione cronometrica, dopo un pre-chorus dissonante che, proprio per ciò, da forza alla formidabile melodia del chorus, davvero da brividi lungo la schiena. Ben inserito nel contesto, il break centrale, dal tono un po’ triste e malinconico. Dopo questa sfuriata iniziale, l’album si immette in una fase più intimista ed introspettiva, con Beneath The Silence, lenta e struggente ballata acustica, seguita dall’altrettanto ballata acutica Still I’m Bleeding, interpretata con grande trasporto e sentimento da Thurisch, a suo agio anche su tonalità calde e profonde. A differenza della canzone precedente, il brano dopo la metà diventa preda della strumentazione elettrica, che tuttavia non ne intacca minimamente il groove dolce e languido, grazie anche a parti di voce femminile. Un’atmosferica e sognante introduzione di tastiere, ed è il turno di I Need You, che con il suo incedere dettato dalle linee di basso di Frank Banx, seguite da potenti e vari riff di chitarra, conducono per mano l’ascoltatore sino all’immancabile, memorabile ritornello, cantato a squarciagola da Thurisch, che alterna con gran naturalezza toni bassi a toni alti, non producendo quindi stanchezza nell’ascoltatore. Delicati arpeggi di chitarra classica fanno da introduzione a First In Line, leggera e piacevole ballata acustica, subito spazzata via da Cross Of Hatred, che parte con un improvviso, imprevedibile e compresso riff di chitarra. Allora, si alzano subito i toni della canzone, che diventa una marcia trionfale verso un incredibile e quasi “assurdo” ritornello, per quanto è esagerata (ma non stucchevole o sdolcinata) e debordante la dose di melodia che viene profusa in esso. Uno dei migliori e più coinvolgenti ritornelli mai scritti in ambito Power, e non solo, a parere di chi scrive, che raggiunge il massimo della partecipazione quando viene cantato in coro. Una sorta di inno alla melodia ed alla maestosità del Power, un manifesto da appendere permanentemente nella propria memoria. A chiudere, le toccanti note di Oceans Of Tomorrow, interpretate in maniera desueta da Thurisch, che dona alla canzone un groove trasognante, visionario e rilassante. Finale in gran crescendo, degna conclusione di un album eccezionale.

Le conclusioni,a questo punto, sono assai stringate e di una semplicità disarmante, date le premesse e dopo la descrizione delle canzoni: se non siete ancora in possesso di questo album, correte subito dal più vicino negoziante o cliccate sul link del più rapido dei mailorder, e fatelo vostro!
 
Daniele D’Adamo

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