Recensione: Essence Of Fear
A distanza di tredici anni dalla loro nascita, i finlandesi Nowen pubblicano il secondo full-length di una, ormai si può scrivere, lunga carriera. Dalla Finlandia alla Svezia il passo è breve e, infatti, il riferimento immediato che salta subito all’occhio anzi all’orecchio – una volta assaggiato “Essence Of Fear” – si materializza sotto forma dei Dismember, leggendario act purtroppo defunto che ha fatto del death metal classico la propria ragione di vita.
La decisa influenza di band storiche, fra le quali Iron Maiden, Metallica, Death, Sepultura, Anthrax ed Emperor, ha fatto sì che il sound dei Nowen si rivestisse, sin dagli esordi, di una spessa scorza d’acciaio tradizionale; sulla quale, come su una tavolozza, sono state dipinte le forti tinte del death. Un sound che, seppur moderno e perfettamente in linea con i tempi, è attraversato da un gradevolissimo retrogusto vintage che ne aumenta la sostanza e la profondità. Non a caso, paradossalmente, se da un lato emozioni forti come la paura e l’odio formano l’impalcatura portante dei temi trattati nell’album, dall’altro – quello musicale – lo stesso mostra un taglio inaspettatamente introspettivo, quasi dimesso. Il death del combo di Lahti, di conseguenza, è abbastanza buio e ricco di melodia quanto non troppo duro e aggressivo.
Fra i quattro musicisti, Lappis è colui che si pone con maggior cattiveria, grazie a un growling cavernoso, intenso e impetuoso. Assieme a Markus Taipale forma un duo chitarristico assai versatile, capace di sferrare attacchi all’arma bianca o di tirare fuori dal cilindro riff echeggianti i primi anni ottanta. Quest’approccio è confermato dalla prova di Jarno Nurmi che, all’uopo, deve aver avuto come musa ispiratrice il sempreverde Steve Harris. Ville Vehviläinen ci mette molto del suo, infine, a stabilizzare il sound del quartetto con un drumming piuttosto semplice e lineare, povero di blast beats ma ricco di feeling, basato sui morbosi, veloci e ‘trascinati’ quattro quarti così come ben suonati da Thomas Daun del citato ensemble di Stoccolma.
La summa di quanto sopra, relativamente all’umore della musica dei Nowen, coincide con la strumentale “Intro II” che, come da titolo, apre “Essence Of Fear”. Drumming in doppia cassa dall’incedere ‘arrotolato’, guitarwork che pesca le sue parti sia ritmiche sia soliste nell’heavy britannico, caldi e ferrosi giri di basso a cucire il tutto con naturalezza. Se, poi, si vuole avere anche l’idea a volo delle accelerazioni di cui è capace la sezione motrice dei Nostri, non rimane che lasciar scorrere il laser e passare a “The Egotist”, song nella quale Lappis dà sfoggio della sua buona capacità di attaccare il microfono. Ma è in “The Inner Beast” che si trova la caratteristica peculiare che si può accreditare ai Nowen, cioè quel tempo di batteria non troppo veloce, non troppo lento, non troppo complicato – di cui si è accennato poco più sopra – , che riesce a dare al loro sound quel sottile senso di ‘corruzione’ così tipico del death metal. Death metal che, nella sua accezione più vicina alla sua natura primigenia, trova splendida rappresentazione in “Deadly Force”, brano dalla forza esplosiva cui non si può umanamente resistere e che obbliga al più feroce degli headbanging. Certamente l’aggettivo ‘originale’ non è quello che si confà di più a questa canzone, tuttavia a volte è più efficace produrre una composizione essenziale ma devastante invece che perdersi in voli pindarici dallo scarso impatto frontale. L’uno-due che “Deadly Force” combina con “The Honor” è allora indicativo, anche, di una discreta bontà di scrittura dei singoli episodi.
“Essence Of Fear” si lascia ascoltare con piacere, anche ripetendo gli ascolti, il che è sintomatico sia di una continuità nel saper proporre uno stile ben definito, sia di muoversi con agilità al suo interno. Probabilmente quest’opera non passerà alla Storia in virtù di qualche clamoroso talento che, invero, non c’è: i Nowen sono onesti mestieranti ma la loro attitudine è genuina così come la loro fedeltà alla linea. Un album per tutti quelli che non vogliono troppe complicazioni, gustando quel magico sapore di… death antico.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Intro II 2:07
2. The Egotist 3:26
3. The Inner Beast 3:25
4. Crown Of Fallacy 4:08
5. Path Of Destruction 3:43
6. Sacrifice For Nothing 6:20
7. Deadly Force 2:41
8. The Honor 4:53
9. Acts Of Deceit 3:36
10. Corrupted By Poison 5:34
11. Essence Of Fear 8:37
Durata 48 min.
Formazione:
Lappis – Chitarra, voce
Markus Taipale – Chitarra
Jarno Nurmi – Basso
Ville Vehviläinen – Batteria