Recensione: Ethereal
E intanto sono già trascorsi 8 anni dal disco di debutto dei Blaxem. Un bel gap che ha nel frattempo dato modo di tornare a far parlare di sé con qualche singolo sguinzagliato qua e là negli anni, culminando in questo EP battezzato Ethereal. Non siate delusi, perché ci si trova per le mani un buon 20 minuti di nuova musica che delinea l’impronta evolutiva del combo cileno, sempre più concentrato su sonorità granitiche e spiccatamente moderne.
Il riffing è personale e si incastra bene con una batteria che mescola la sonorità acustica del rullante ad una doppia cassa – mai abusata – più fredda e dai toni quasi elettronici. Il contrasto vocale offerto da Daniel Hidalgo è totale e spazia da parti più melodiche ad altre nettamente più violente, spesso raddoppiate e che delineano bene l’identità musicale delle cinque tracce di questo EP. Se Grey Summit è l’opener ideale, reputo che pezzi come Miscellaneous siano maggiormente in grado di definire il sound dei Blaxem oggi. A metà strada tra una sorta di modern groove e ritmiche djent, le abilità chitarristiche di Guillermo Malatesta rappresentano poi il plus che non ti saresti aspettato.
Ethereal mostra i muscoli: ti arriva dritta in faccia come un mattone ed è anche per questo che resti spiazzato quando terminato il suo attacco sonoro resti tu e la malinconia melodia di Images Of Tomorrow.
Why do we always need more?
I can’t explain this feeling
C’è di più, perché ci discostiamo dai binari sui quali abbiamo viaggiato finora e accediamo a una stazione più melodica e che conferma quanta carne al fuoco si presti per concretizzare un imminente nuovo album che non è certo avaro di aspettative.
