Recensione: Evangelivm Nekromantia

Di Daniele D'Adamo - 19 Ottobre 2012 - 0:00
Evangelivm Nekromantia
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Anno: 2012
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78

Nati nel 1989 sotto il moniker di Dethroned Empire dalle menti di “F” (Ferry Damen), “M” (Marco Stubbe) e Vincent van Boxtel, gli olandesi Antropomorphia ce ne hanno messo un po’, prima di giungere a questo full-length, “Evangelivm Nekromantia”, secondo album in ordine di tempo dopo “Pure” del 1998. L’originaria influenza assorbita da band leggendarie quali Hellhammer, Celtic Frost, Infernäl Mäjesty e Bathory, difatti, si è trasformata in amore per il death metal che, dopo “Pure”, sembrava essere morto e sepolto con l’abbandono di van Boxtel (nel frattempo, “S” (Marc van Stiphouts) era entrato a far parte dell’ensemble come bassista…). Sennonché, nel 2009, il progetto è stato riattivato dal trio che, nel 1999, aveva deciso di smettere, e cioè da Ferry “F” Damen (chitarra e voce), Marc “S” van Stiphouts (basso) e Marco “M” Stubbe (batteria).   

Se questa rivisitazione storica del percorso compiuto da “M” e compagni nell’underground può sembrare noiosa, serve invece per inquadrare, ‘a pelle’ e al volo, lo stile proposto dai Nostri. Uno stile che, dalle origini, è mutato – come si è già accennato – e che si è sviluppato in una direzione ben precisa: il death metal. Death metal senza fronzoli e orpelli, scevro da contaminazioni varie, fedele alla filosofia classica che vede questo genere come evoluzione diretta del connubio black/thrash che, negli anni ’80 – appunto – vide brulicare nell’oscurità act pure loro mitici come Possessed, Morbid Angel, Ghostrider, Necrodeath. Gli Antropomorphia, tanto per essere chiari, non sono un’operazione nostalgica da parte dei tre loschi figuri di Tilburg. “Evangelivm Nekromantia”, che giova dell’appoggio di una delle migliori etichette specializzate di sempre – la Metal Blade Records – , è un lavoro che utilizza al meglio la moderna arte manifatturiera in materia metal estremo. Ciascuna fase produttiva non presta il fianco ad alcuna critica e, in più, Damen e soci dimostrano sia un gran mestiere, sia una buona tecnica esecutiva; dando con ciò all’opera un taglio del tutto professionale e una profondità sonora indubbiamente piacevole all’ascolto. Ma, soprattutto, mantenendo intatto quel delizioso flavour di putrefazione che, per l’appunto, trae le sue origini nelle nere nebbie di fine eighties.

Passo dopo passo, accordo dopo accordo, canzone dopo canzone, gli Antropomorphia riescono a materializzare una palpabile atmosfera malata, morbosa, corrotta; densa come un sudario marrone sgualcito dal passare del tempo. A volte sconfinante nel crepuscolo dei sensi come facilmente percepibile nelle due strumentali horror “Intro” e “Evangelivm Nekromantia”. La coesione fra “F”, “S” ed “M”, del resto, è cosa ventennale, e si sente. Il roco rigurgito vocale di Damen si lega alla perfezione ai suoi stessi riff e ai malsani ricami della sei corde, uniti al drumming sciolto e versatile di Stubbe dalle bordate calde e possenti del mobilissimo basso di van Stiphouts. Di primo acchito, peraltro, sembra impossibile che tre musicisti soltanto riescano a metter su un suono così carnoso, compatto e coeso; tuttavia il loro affiatamento è davvero notevole e i risultati si vedono anzi si sentono.         

Malgrado la capacità degli Antropomorphia di aver saputo creare un proprio stile saldo, ben definito e personale non sia nemmeno da discutere, la varietà delle singole composizioni di “Evangelivm Nekromantia” rende il disco stesso dinamico e ‘gradevole’ da digerire (per quanto tale aggettivo sia adattabile alla questione…). Si passa quindi da slow/mid-tempo pesanti, claustrofobici e insalubri come “Nekrophilian Mass”, a tremende scudisciate sui denti quali “Anointment By Sin”, ove lo stordimento derivante dai folli BPM dei blast beats e da fulminanti quattro/quarti di Stubbe sconvolgono la mente. Transitando da song percorse da violenti brividi da climax emotivi come “The Mourned And The Macabre”, difficili da togliere dalla scatola cranica una volta lì insediatisi.    

L’originalità non è la caratteristica principale degli Antropomorphia e probabilmente anch’essi lo sanno. Altrettanto facilmente, però, ciò consente loro di concentrarsi sulla pulizia dello stile e sul suo sviluppo teso a tratteggiare, con “Evangelivm Nekromantia”, uno dei migliori esempi attuali di death metal classico.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Intro 1:38
2. Nekrophilian Mass 4:36
3. The Mourned And The Macabre 5:20
4. Debauchery In Putrefaction 5:08
5. Anointment By Sin 5:56
6. Fleisch 3:20
7. Impure Desecration 5:14
8. Psuchagogia 5:55
9. Nekrosophia 4:11
10. Evangelivm Nekromantia 4:19

Durata 45 min.

Formazione:
Ferry “F” Damen – Voce/Chitarra
Marc “S” van Stiphouts – Basso
Marco “M” Stubbe – Batteria
 

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