Recensione: Evilution

Di Eugenio Giordano - 28 Agosto 2003 - 0:00
Evilution
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Genere:
Anno: 2003
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68

Autori di un prog metal dalle tinte fortemente melodiche questi francesi Rest In Peace giungono alla pubblicazione del nuovo “evilution” sotto la guida della Brennus che ha già patrocinato le produzioni di molte band francesi più o meno meritevoli. I Rest In Peace contano sulle prestazioni vocali del bravo Eric Bevilacqua che con la sua timbrica piuttosto rock-oriented dona la gruppo una personalità spiccata senza scadere mai in sterili replicazioni dei dettami di singer prog più blasonati e notori. Sotto il profilo compositivo mi aspettavo una direzione simile a quella dei vari Dream Theater & co. mentre i Resti In Peace sembrano voler gestire due aspetti differenziati del loro suono, da una parte la tecnica e dall’altra la melodia. Ne risultano brani dinamici e fluidi, in qualche caso abbastanza complessi, ma nella maggioranza fruibili grazie a degli azzeccati refrain melodici che riallacciano ogni frangente del disco senza annoiare o disorientare l’ascoltatore. Ottima anche la produzione, aspetto per nulla scontato in casa Brennus, il suono del gruppo e pulito ma abbastanza graffiante nelle chitarre che alternano riff ritmici ribassati a intelligenti aperture rock di tradizione. Ottima l’iniziale “the child and the dolphin” ricorda le migliori produzioni degli Everon e Poverty’s No Crime in una alternanza efficace tra parti progressive e belle melodie nei ritornelli coadiuvate da una interpretazione vocale di classe. La successiva “another rebirth” è un brano più complesso ed oscuro, sicuramente anche più pesante che apre le porte a soluzioni decisamente prog senza dimenticare un lavoro notevole della sezione ritmica molto ben coordinata con il resto degli strumenti. Ritorniamo al buon prog melodico con “widukind” che riporta il gruppo francese alla prese con melodie riuscite e soluzioni fluide ed eleganti, ne deriva un brano preciso e finalizzato che mostra una perizia tecnica invidiabile unita a un sicuro talento. Piuttosto confusa, spezza in un certo senso il disco, “the funeral” viene presto cancellata dalla più riuscita “diary of a merchant man part 2” che attinge dalla tradizione prog metal più classica, qui mi pare che un riferimento ai Dream Theater di “awake” con le dovute proporzioni sia comunque evidente. Bella e più rallentata “heroes of antartica” si trasforma presto in un brano molto legato all’uso di melodie vocali di forte impatto emotivo, non si scade nella ballad classica, cercando invece di preservare una eleganza degli arrangiamenti apprezzabile. La suite “the werewolf trilogy” spinge il gruppo in una composizione articolata e complessa sotto molti aspetti, in certi frangenti mi pare che il brano perda un poco di efficacia ed effetto sull’ascoltatore, ma da un punto di vista tecnico non ci sono certamente pecche di sorta, il gruppo suona davvero bene anche se forse in questo caso è prolisso. Lo strumentale “blood tears” è un passaggio pianistico che si pone come intermezzo con la successiva e atipica “urban bluesy night” che di progressivo non ha proprio nulla, anzi si rivela un brano di rock melodico americano dal sapore fortemente trascinante, una soluzione piuttosto ruffiana ma comunque una bella canzone. In conclusione i Rest In Peace sfornano un disco di fattura discreta ma certamente non un highlight nella scena prog metal, anche a causa di alcuni errori strategici nella architettura del cd che poteva venire snellivo da quelche inutile frammezzo riempitivo. Tolto questo va resa giustizia al gruppo francese che possiede sicuramente le doti per poter colpire nel centro in futuro e che certamente già possiede una personalità e un carisma tecnico notevoli, questo va affinacato anche alla grande versatilità compositiva del gruppo che potrebbe riferire le sue opere sia a un pubblico propriamente metal, ma anche a coloro che amano suoni più morbidi e aperti a soluzioni melodiche. In ogni caso i Rest In Peace figurano in modo luminoso nel rooster della Brennus che adesso sta realmente mettendo a segno dei prodotti discografici degni di essere chiamati tali dopo troppe, troppe delusioni.

1 future primitive

2 the child and the dolphin

3 another rebirth

4 widukind

5 the funeral

6 diary of a merchant man part 2

7 heroes of antartica

8 9 10 the werewolf trilogy

11 blood tears

12 urban bluesy night

13 final hope

 

  

 

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