Recensione: Facticity

Di Daniele D'Adamo - 29 Agosto 2012 - 0:00
Facticity
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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58

Nati nel 2006 da un’idea di Lukas Spielberger, attuale chitarrista, i tedeschi Over Your Threshold riescono solo ora a dare alle stampe il loro primo album, “Facticity”. Le modifiche/integrazioni alla line-up per renderla stabile e coesa sono state più di una ma, finalmente, è giunto per la Metal Blade Records il momento di far vedere a tutti quali siano le potenzialità intrinseche a una band che, prima di adesso, aveva sondato il pubblico con un EP autoprodotto soltanto (“Progress In Disbelief”, 2008).

Gli Over Your Threshold, detto in maniera semplice e stringata, fanno death metal. I loro territori di caccia, però, sono assai vasti e comprendono aree contaminate dal thrash e dal prog. La complessità della loro proposta è tanta, così come i meccanismi evolutivi sono parecchio avanzati. Siccome, poi, la progressività stilistica è un ulteriore elemento di distinzione, fra le miriadi di sotto-generi attribuiti al death, allora, appare giusto parlare di ‘progressive death metal’. Anzi, se si dovesse prendere qualcuno per dare un esempio ficcante e centrato di come debba essere il sound di un gruppo praticante tale foggia musicale, i Nostri sarebbero praticamente perfetti.

A una notevole dose di aggressività, infatti, si accompagnano numerosi momenti di divagazione e, soprattutto, lunghe, arzigogolate fughe verso vette di difficoltà tecnica elevata. Ludwig Walter è un cantante cattivo, furente, che – senza eccedere – si cimenta con grande vigore sia con il growling, sia con lo screaming. Quasi a voler nobilitare la primitiva forza del vocalist, la coppia di chitarristi (Spielberger e Kilian Lau) erige un enorme, possente e macchiavellico muro di suono, fatto di ritmiche tortuose, dissonanze, soli contorti. Aiutati, in ciò, dall’opera del bassista Christian Siegmund, dotato di tecnica sopraffina, che oltre a dettare il ritmo assieme al caleidoscopico drumming di Julian Matejka, propone delle linee autonome quasi a simulare una terza ascia. La palese abilità dei cinque musicisti, unitamente all’impeccabile produzione che solo un prodotto altamente professionale possiede, regalano così un sound che è lo stato dell’arte attuale del death metal nella sua forma più progredita e sofisticata. Un sound che, comunque, non è fatto solo di disarmonie e tempi dispari ma anche di attimi in cui la melodia… convenzionale fa capolino con decisione e, ovviamente, in totale coerenza con l’alto livello ‘scientifico’ generale.

Ecco: scientifico. È qui che, a parere di chi scrive, gli Over Your Threshold mancano clamorosamente il colpo. A così tanta abilità nel saper abbracciare gli strumenti e a mettere assieme un sound immune da pecche di qualsiasi genere, non corrisponde affatto un pari talento compositivo. Facile farne la prova. È sufficiente affrontare ripetutamente, con molta pazienza giacché i passaggi devono essere numerosi, le nove canzoni di “Facticity” per ritrovarsi, alla fine, con un pugno di mosche in mano. Lo stile del combo bavarese non muta in relazione alle varie song, e questo è sicuramente un aspetto positivo: malgrado non ci sia molta originalità, nella loro proposta artistica, la costanza e uniformità della tipologia musicale dà una gradevole sensazione di stabilità e sicurezza. Ma è solo questo, poiché l’esagerata artificiosità delle composizioni e la mancanza di un qualsiasi quid compositivo le rende, alla fine, se non uguali l’una all’altra, quasi. Con buona pace dell’inventività e soprattutto della noia, che ci mette poco a emergere con prepotenza e insistenza avvolgendo il tutto con una cappa bianca che, di fatto, impedisce di citare anche una sola song a mò di buon esempio per i posteri; con il risultato, anche, che i quarantatre minuti di durata del platter appaiano pure troppi.

Malgrado il loro assoluto valore tecnico, gli Over Your Threshold paiono essere solo un esercizio di bellezza senz’anima. “Facticity” è un lavoro costruttivamente perfetto in ogni sua parte tranne una, tuttavia fondamentale: quella artistica. Troppe poche le emozioni, insomma. E, così, diventa davvero arduo promuovere un’opera formalmente esemplare ma, sostanzialmente, vuota.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Cortical Blindness 3:08
2. Contextual Fluctuating 4:08
3. Obscure Mind Stasis 6:07
4. Self Exhibition 5:56
5. Desolation Row 5:51
6. Antic 4:13
7. Abdicated 5:00
8. Body Part Illusion 4:34
9. Facticity 4:48              
    
Durata 43 min.

Formazione:
Ludwig Walter – Voce
Lukas Spielberger – Chitarra
Kilian Lau – Chitarra
Christian Siegmund – Basso
Julian Matejka – Batteria
 

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