Recensione: Fake You All

Di Daniele D'Adamo - 16 Agosto 2011 - 0:00
Fake You All
Band: Phenium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
73

Incuranti di mode e tendenze, non sono pochi i gruppi italiani che scelgono, coraggiosamente, di fondare la propria musica sull’heavy classico, risalendo addirittura la china sino alla NWOBHM. Fra questi meritano un posto d’onore i Phenium, finalmente giunti – dopo otto anni di carriera, un demo e un EP – a dare alle stampe l’agognato primo full-length: “Fake You All”.

Prendere come modello un genere che ha ormai trent’anni abbondanti di vita, tuttavia, non significa automaticamente essere alieni dalla realtà odierna. Infatti, il combo romano è ben lungi dall’essere fuori dal presente seppure sia predominante, nel suo stile, la ‘thrasherizzazione’ dell’heavy metal. Operazione, questa, avvenuta nella prima metà degli anni ottanta ma non per questo sinonimo di errore cronologico, se compiuta oggi. Se, poi, questa è eseguita con cura e attenzione, l’intera questione può porsi come un pregio dal gustoso sapore d’annata. Infine, nel caso detta questione si chiami “Fake You All”, allora si può affermare con certezza che «ci siamo!».
Oltre a tutti e cinque i membri del combo capitolino, il dovere di cronaca impone di citare Roberto Cufaro, autore della registrazione e missaggio del disco, della sua masterizzazione e, ultimo ma non ultimo, compositore del relativo incipit strumentale, “Intro”, delicato quanto piacevole mini-brano di new age. Accento non da poco, questo, poiché segna tutto il lavoro, per l’appunto colorato dalle tinte forti di una spiccata vena melodica che, partendo anche dai Judas Priest (che la moderna letteratura metal considera extra-NWOBHM), s’innesta su un sound nerboruto e veemente. Sound inequivocabilmente thrash per via, soprattutto, del guitarwork (Darhem e Gore), fondato su riff compressi e stoppati con la tecnica del palm-muting.
Se, difatti, basso (P-Bost) e batteria (Mangler) formano un duo che raramente raggiunge le alte velocità; Val confonde un po’ le acque con le sue linee vocali abbraccianti più generi, giacché non disdegnano – oltre al timbro pulito – né il growling né lo screaming. Con ciò modernizzando sì lo stile complessivo dell’act laziale ma, contemporaneamente, accentuando la difficoltà a centrare un proprio marchio di fabbrica con la dovuta decisione e personalità. Un neo mascherato dallo spesso fondotinta musicale, comunque, in virtù sia di una consistente preparazione tecnica, sia per via del suono prodotto dalla strumentazione: costantemente potente, uniforme nell’inserimento di delicate armonizzazioni, sempre fedele al cospicuo retroterra culturale posseduto dai Nostri.

Gli oltre tre quarti d’ora di musica del CD scorrono senza particolari intoppi sin dall’epica, ‘priestiana’ “Drift”, in cui emergono con più decisone i richiami al passato e in particolare alla voce di Sua Maestà Rob Halford. La canzone, in ogni caso, è lungi dall’essere una banale scopiazzatura dell’immenso repertorio del gruppo inglese; proponendo non a caso un riuscito ritornello che difficilmente si schioderà dal cervello di chi ascolta. “Insensitive” frusta l’aria con le sue sferzate thrash mostrando, nuovamente, la spiccata attitudine di Val nell’interpretare le clean vocals in maniera chiara e accattivante. Molto decisa e, stavolta, rapida “NWO”; il cui incedere è sottolineato dalle isteriche (nel vero senso della parola) urla del vocalist. La song ha un chorus gentile e delicato che la rende il miglior episodio dell’opera, come composizione. Growl, invece, per l’incipit di “This Empty Sorrow”, nuova palestra per i muscoli della coppia d’ascia, autrice di un vitaminico rifferama ritmico. “Ghost” personifica il momento d’introspezione che mancava, nobilitato con maestose orchestrazioni dal sicuro impatto emotivo.
“Consumed” prosegue il discorso iniziato dal brano precedente, aggiungendo alla pietanza anche l’elettronica per rinforzare l’eterogeneità del songwriting, qui assai vario. “My Heart Nevermore” riprende l’aggressività pura là dove era stata lasciata da “This Empty Sorrow”. Echi di ‘saxoniana’ memoria, ora, nei morbidi arpeggi della title-track che, con il suo lento e sofferto incedere da ballata, coincide con l’attimo meno feroce di “Fake You All”. I riffoni stoppati e il refrain melodico tornano a fare capolino fra le righe di “Broadcasts Of Hate”, mentre “Lie To Me” conclude adeguatamente, senza sussulti, il frutto della fatica dei Phenium.

Buon esempio di heavy/thrash contemporaneo, “Fake You All” rappresenta un degno inizio di carriera discografica. I Phenium sanno scrivere musica interessante e varia, evitando di stravolgere le caratteristiche intriseche del genere suonato azzardando arditi esperimenti radicali. Se da un lato ciò può limitare loro il carattere, dall’altro significa non sbagliare.
Alla prossima!

Daniele “dani66” D’Adamo

 

Discutine sul forum nel topic relativo!

Track-list:
1. Intro 1:17
2. Drift 4:19
3. Insensitive 4:12 4. NWO 5:02
5. This Empty Sorrow 4:41
6. Ghost 4:06
7. Consumed 4:37
8. My Heart Nevermore 4:37
9. Fake You All 4:48
10. Broadcasts Of Hate 4:01
11. Lie To Me 5:29

All tracks 47 min.

Line-up:
Val – Clean vocals, screams & growls
Darhem – Guitar, backing clean vocals
Gore – Guitar, backing screams
P-Bost – Bass, backing growls
Mangler – Drums

Ultimi album di Phenium

Band: Phenium
Genere:
Anno: 2011
73
Band: Phenium
Genere:
Anno: 2010
51
Band: Phenium
Genere:
Anno: 2008
65