Recensione: Ferocious Blasphemic Warfare

Di Manuele Marconi - 6 Marzo 2021 - 14:55
Ferocious Blasphemic Warfare
Etichetta: Folter Records
Genere: Black 
Anno: 2021
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
65

La scena black metal finlandese non smette mai di partorire nuovi talenti, e non si smentisce in questo 2021, proponendo sotto la tedesca Folter Records l’esordio discografico dei Wolves Of Perdition: “Ferocious Blasphemic Warfare“. Il quartetto propone un suono molto diretto e potente, particolarmente d’impatto per l’ascoltatore, che viene travolto dall’onda sonora dei nostri per tutta la durata dell’album, che si avvicina all’ora. Messa da parte un’intro un po’ scialba, l’album si apre bene con “Demon Blood”: un brano che racchiude tutti gli stilemi del più classico black metal nordico, solido e ben suonato. La seguente “King Death” si apre con un riff violentissimo, che però si sviluppa in maniera più varia rispetto al pezzo precedente, dando un po’ più di spazio alla voce e regalando linee melodiche convincenti. Si può dire che il full length in esame dia una buona impressione a primo impatto. I problemi però iniziano a palesarsi già al concludersi del primo terzo della composizione. Tolti questi primi due episodi convincenti infatti, per ritrovare un brano per lo meno accattivante dobbiamo fare un balzo a “Tempestate Lucifer”, che comunque spicca in maniera abbastanza importante non per qualità proprie, ma per la piattezza che ha intorno, pur essendo un brano di buona fattura, con batteria finalmente protagonista e non subalterna a mero metronomo e resa d’insieme sicuramente organica e ben amalgamata. In linea generale latitano personalità e creatività, oltre a palesarsi alcuni limiti tecnici. L’album si regge in maniera troppo marcata sulle chitarre, che sono protagoniste indiscusse, ma che non sembrano poter sostenere tale ruolo: risultano d’impatto al singolo ascolto, ma monotone, noiose e prevedibili nella fruizione dell’album, che diviene in questo modo a sua volta monocorde. Le defezioni delle protagoniste si uniscono al conseguente ruolo totalmente di contorno di basso e batteria e ad una voce che raramente risulta davvero soddisfacente. Questo porta ad un affresco non proprio memorabile di un lavoro che anche nella produzione non è sempre impeccabile, dato che in alcuni momenti di concitazione particolarmente elevata i suoni si mischiano disordinatamente, regalando un effetto abbastanza spiacevole. In realtà il disco è suonato “bene”, nel senso che sarebbe falso sostenere che i nostri non siano in grado di proporre materiale ascoltabile, ma il problema risiede proprio qui: ci si ferma al compitino. Si cerca di coprire certe lacune con la violenza sonora, che per una canzone può esaltare, ma un’ora di botte fini a sé stesse risulta pesante. Potente, d’impatto, solido; ma anche monotono, banale e superficiale. L’ingresso sulla scena dei Wolves Of Perdition lascia intravedere del buon potenziale, che tuttavia ha bisogno di essere affinato. Tutti però devono avere un punto di partenza, e in quanto tale, è totalmente giustificato nel suo essere acerbo.

Ultimi album di Wolves Of Perdition