Recensione: Finally Deceased
Operazione di recupero, stavolta, da parte della dinamica etichetta tedesca twilight-Vertrieb GbR che, quattordici anni dopo il suo concepimento, dà alla luce “Finally Deceased”; opera prima dell’omonimo terzetto che, nel 1995, ne registrò le tracce presso gli Stage One Studio di Andy Classen. Tracce che non videro mai le stelle e che, ormai, sembravano votate a disperdersi nel nulla così come il loro genitore, sfaldatosi difatti nel 1997.
Non tutte le storie, però, finiscono male e così, nel 2011, possiamo ascoltare un esempio di raro e puro old school death metal. Death metal ‘vero’, poiché i Finally Deceased – rinati pure loro – , nel 1991 furono fra i primi interpreti mondiali del genere medesimo.
È evidente che il tempo ha lasciato vari segni nel sound del trio di Stockelsdorf: in quasi tre lustri il death ha avuto una progressione inarrestabile, arrivando a forme d’evoluzione assai complesse come il technical o il brutal o, ancora, il neonato djent. Con che, relegando in un angolo coloro che, oggi, si ostinano a suonare l’old school. Tuttavia, il lavoro dei Finally Deceased possiede una peculiarità temporale del tutto originale: il suo corpo è frutto della tecnologia del presente, ma la sua anima è veramente quella del 1997. Nulla è stato toccato, da allora, se non l’ovvio restyling necessario per immettere sul mercato un prodotto dall’alta qualità cui, ormai, ci ha abituati la label teutonica.
Il sound del combo mitteleuropeo, allora, non può che avere delle robuste radici che pescano sia nel black dei norvegesi Mayhem, sia nel thrash degli svizzeri Coroner. E così è. Le undici canzoni che compongono “Finally Deceased” sono avvolte in un oscuro sudario, sotto il quale brulicano i riff marci e dissennati di Lars Reichmann, i suoi orridi latrati che lacerano la pelle (scream) oppure scavano la carne (growl); il caldo e profondo suono del basso di Martin Staszak e i pattern comunque già complessi generati dalla batteria di Martin Mangels. Si tratta quindi di un sound parecchio coinvolgente, morbido e morboso, capace di abbracciare sia i mid-tempo, sia i blast-beats. Un groove forse irripetibile, oggi; epoca in cui sembrerebbe inarrestabile la corsa verso la tecnologia e la perfezione o, meglio (anzi… peggio), verso l’assenza di sentimento.
E proprio da un sepolcrale mid-tempo parte il disco: “Eternal Devastation”, nel far fede al suo nome, è un esempio di ferocia letale, senza per ciò andare ad arrampicarsi sugli specchi con impossibili passaggi ritmici. Anzi, il primordiale quattro/quarti della canzone miete vittime come poche altre, aiutato in questo dai semplici ma laceranti soli di chitarra che si srotolano come funi fumanti su un tappeto tessuto dai lenti ricami del basso e dalle statiche battute della batteria, lambendo i territori battuti dal doom. “The Misanthropist” mostra subito il rovescio della medaglia: un furioso e rozzo blast-beats sconvolge le viscere rinforzato dalle sfuriate ritmiche della sei corde di Reichmann. “Reverie” calma poi le turbolente acque del sound dei Nostri con la sua calda melodia per preparare come si deve chi ascolta all’up-tempo sciolto e dinamico di “Decisive Fault” e alle sue aperture romantiche. Ancora melodia assai sentita, ma anche dissonanze varie, in “Suppression”, quasi a confermare la languida natura della Schleswig-Holstein, regione posta nella Germania del Nord. Il resto del platter si muove entro queste coordinate: dopo numerosi ascolti ci si accorge che, sì, i Finally Deceased non sono dei geni in materia di tecnica strumentale; ma ci rende anche conto che, in “Finally Deceased” c’è tutto quello che può raccontare il death metal vecchia scuola. Nella sua apparente semplicità, l’album abbraccia a 360° tutti gli stilemi del metal estremo dei primi anni novanta. Con tutte le sue tetre atmosfere, tutte le sue sfumature melodiche e tutte le sue sfuriate di pura violenza sonora.
A mio parere, quindi, “Finally Deceased” è un titolo che non può mancare nella discografia di un amante del death a tutto tondo. Pur mancando di innovazioni e di canzoni leggendarie, il sapore visionario di old school che il platter possiede è molto forte, e conferma il fatto che i Finally Deceased abbiano davvero fatto parte dell’avanguardia nera che si gettò con coraggio – nel biennio 1991/1992 – al di là del confine fra noto e ignoto, oltre la Sfera del Suono conosciuta.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Eternal Devastation 5:04
2. The Misanthropist 3:08
3. Reverie 4:18
4. Decisive Fault 5:04
5. Suppression 5:11
6. Darkened Soul 4:00
7. Day By Day 5:11
8. Escape 2:43
9. Dismebered 5:08
10. Soul Destiny 5:04
11. Path Of Hope 5:37
All tracks 49 min. ca.
Line-up:
Lars Reichmann – Vocals, guitar
Martin Staszak – Bass, vocals
Martin Mangels – Drums