Recensione: Fire Of Unknown Origin

Di Giulio Caputi - 12 Gennaio 2004 - 0:00
Fire Of Unknown Origin
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Anno: 1981
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88

I Blue Oyster Cult sono conosciuti soprattutto per il successo planetario di “Don’t fear the reaper”, un singolo che uscì nel 1976 e che fu incluso nel discreto album “Agents of fortune”. A livello artistico il quintetto di New York era stato già in grado di sfornare tre immensi capolavori : “B.O.C.” nel 1972, “Tiranny and mutation” nel 1973 ed il fenomenale “Secret treatries” nel 1974. La musica del gruppo è sempre stata caratterizzata dall’estrema varietà compositiva delle canzoni (tutti e cinque i membri erano autori) e sia dall’originalissimo trademark sonoro della band. In particolare i BOC possono essere accostati (ma non definit) ad un qualcosa di oscuro, di intangibile e allo stesso tempo ad una sinistra glacialità; è proprio quest’ultimo attributo che li ha resi unici in campo hard rock per tutta la loro carriera, merito del singer Eric Bloom, del chitarrista Donald “Buck Dharma” Roeser e dal fantasioso batterista Albert Bouchard.
Alcuni pezzi presenti su “Fire of unknown origin” non fanno altro che confermare questo aspetto: l’opener e title track “F.O.U.O.” ad un primo ascolto sembra un normalissimo pezzo rock con un semplice ritornello orecchiabile ed infatti passa “quasi” inosservata, ma ragazzi credetemi questa canzone vi si stamperà nel cervello e non vi lascerà più liberi, addirittura per colpa di questa song mi è successo spesso di non riuscire a dormire. “Joan Crawford” inizia con un intro di piano commovente mentre il resto del pezzo varia da temi prettamente melodici passando ad un inspiegabile bridge centrale caratterizzato dalla maniacale voce del batterista Albert Bouchard. Menzione particolare merita “Veteran of a psichic wars ” che oltre essere un brano davvero memorabile, merito di un originalissimo drumming, costituisce una fetta di storia per questa musica in quanto fu inclusa nella colonna sonora del celeberrimo film “Heavy Metal”. Tutto l’album viaggia comunque su ottimi livelli, “Burning for you” che è la canzone più commerciale dell’album, è anche una delle più conosciute in assoluto dei BOC, riporta i nostri su sentieri musicali più fruibili, ma già “Vengeance ( the pact)” ci fa assaporare un originalissimo metal d’assalto, così come “Heavy Metal (the black and the silver)” non tradisce certo le attese, infine “Don’t turn your back” presenta un giro di basso ipnotico che cattura l’ascoltatore e sembra portarlo dentro scenari claustrofobici!
Per concludere “Fire of unknown origin”, si presenta come un classico album dei BOC, ancora molto originale e vario dove sono riscontrabili diversi stili e anche qualche decisa sterzata su sonorità decisamente metalliche; forse perché sia il famoso tour che li aveva visti protagonisti insieme ai Black Sabbath nel 1980 (in quel periodo con Dio alla voce) e sia il deflagrare della NWOBHM li avevano costretti ad irrobustire il sound così come era stato per gli esordi (in particolare su “Tiranny and mutation”). Sicuramente non posso definire quest’album “heavy metal” così come non potrà mai essere definita in qualche genere o etichetta la musica dei Blue Oyster Cult, troppo particolare e “atipica” per qualsiasi classificazione.

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