Recensione: F&M

Di Alessandro Marrone - 16 Dicembre 2019 - 6:41
F&M
Band: Lindemann
Etichetta:
Genere: Alternative Metal 
Anno: 2019
Nazione:
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75

Dopo lo sbalorditivo successo da disco d’oro in Germania del debutto Skill In Pills datato 2015 e cantato interamente in inglese, il duo tedesco-svedese Lindemann (che prende logicamente il nome dal cantante Till – noto per essere l’aspra voce dei Rammstein) e supportato da un’autentica istituzione in ambito metal nella figura del polistrumentista, nonché acclamato fonico e proprietario degli Abyss Studio Peter Tägtgren, abbiamo quello che è un seguito molto atteso, soprattutto da chi è sempre motivato nella ricerca di sonorità differenti dal solito, qualcosa che nell’industrial dai toni adesso più cupi e adesso più melodici di F&M trova davvero il culmine della libertà compositiva della coppia in questione. Undici brani, di cui due bonus tracks, per un totale di una cinquantina di minuti di musica capace di intrattenere, divertire, sfogare e soprattutto ispirare.  

 

F&M non suona affatto come un prodotto con le impronte digitali dei Rammstein sparse qua e là, se non fatta eccezione per il cantato in tedesco di Till e di quella sua tipica e spesso volutamente accigliata enfasi sulle parole più dure. I Lindemann suonano proprio come li avevamo lasciati, ma in maniera ancora più stretta a quel desiderio di sperimentazione, ampliato con l’inserimento di brani potenti e subito consapevoli di esservi entrati nella scatola cranica senza alcuna intenzione di abbandonarvi, come le due introduttive Steh Auf e Ich Weiss Es Nicht, per non parlare della più ragionata e quadrata Blut, o della emozionante Knebel (per la quale varrà la pena fare uno sforzo e dare un’occhiata al video, magari in versione integrale). La seconda parte dell’album è meno ispirata e più volutamente focalizzata su terreni meno convenzionali per entrambi gli artisti, con una maggiore inclinazione verso parti acustiche e a loro modo melodiche, sino alle due tracce bonus, la contorta Mathematik (questa sa molto di Rammstein) e la versione Pain di Ach So Gern, molto riuscita e che renderà estremamente difficile scegliere se preferire questa o la cosiddetta “originale” che troviamo a metà disco e che ricalca in tutto e per tutto l’apice dell’intero album.

Peter Tägtgren non ha certo bisogno di presentazioni, in ambito di metal estremo non è soltanto la figura chiave di gruppi come Pain e Hypocrisy, ma anche l’artefice della qualità di un quantitativo incalcolabile di album che hanno fatto la storia di generi come death, black e viking. Ecco uno degli altri assi nella manica del duo Lindemann, il quale viene portato sugli scudi da una produzione che esalta i bassi, le granitiche chitarre e suoni di batteria artificiali e che avrei invece preferito più acustici, in grado di staccare maggiormente in quanto a profondità sonora, anche a discapito di quella venatura digitale che la coppia di imbronciati ha voluto invece sottolineare con un lavoro lodevole anche per l’impegno in quanto ai testi, che trattano svariate tematiche, tutte legate tra loro attorno alla vita, alla morte ed a tutto ciò che vi sta in mezzo.

Prima di premere il tasto play non ero affatto entusiasta di apprestarmi ai ripetuti e minuziosi ascolti che si convengono nel preparare una recensione, soprattutto trattandosi di un prodotto commercialmente importante come quello di una realtà musicale da quasi 1 milione di ascolti mensili su Spotify, nonostante la striminzita discografia al loro attivo. Dopo pochi minuti ho invece appurato che F&M sia uno di quei dischi che prendono la residenza nel lettore CD dell’auto, per la carica che riesce a trasmetterti e per canzoni brevi e che hanno le idee chiare dall’inizio alla fine, senza inutili fronzoli, ma con una cura per i dettagli che non sfuggirà a chi mastica musica in maniera meno superficiale del solito, ma del resto non stiamo parlando di musicisti improvvisati. Per quanto invece riguarda il cantato, che questa volta è stato preferito in tedesco, la lingua madre di Till Lindemann, è un po’ come divorare un barattolo di Nutella e aver preferito che non sapesse di cioccolato. impossibile, o meglio, era davvero la scelta migliore per un sound più coeso e sincero. Al secondo ascolto troverete tutto molto più familiare, al terzo e al quarto sarà anche meglio e in men che non si dica comincerete a pensare che sia addirittura migliore dell’altro prodotto discografico in cui Lindemann ha messo anima e corpo in questo 2019 davvero fruttuoso.

 

  

 

Brani chiave: Steh Auf / Ich Weiss Es Nicht / Ach So Gern

 

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