Recensione: Forever in Hell

Di Marco Donè - 15 Febbraio 2018 - 0:02
Forever in Hell
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2015
Nazione:
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55

Arrivano da Los Angeles gli Ancient Spell e “Forever in Hell”, pubblicato nel 2015 via Minotauro Records, è la loro seconda prova sulla lunga distanza, disco che vede l’ingresso in formazione del cantante Donnie Marhefka. I Nostri sono autori di un doom metal classico, in cui fanno spesso capolino riff di chiara matrice thrash, riletti in chiave doom. Non a caso gli Ancient Spell si definiscono doom-heavy-thrash metal. Menzionando la pubblicità ottenuta grazie al singolo ‘Fall of Humanity’, canzone che è stata utilizzata nella serie televisiva americana “Check It Out! With Dr. Steve Brule”, proviamo ad addentrarci in “Forever in Hell”, nel tentativo di scoprire qualcosa in più sull’antico incantesimo di cui la formazione californiana si rende portavoce.

 

Forever in Hell” si presenta come un disco compatto, in cui gli Ancient Spell mettono in mostra tutto il loro amore per le atmosfere rallentate e cupe, ispirandosi ai maestri del genere, dove la miscela “Black Sabbath con un pizzico di Black Label Society” sembra essere la più gettonata. Tra le composizioni, come detto in precedenza, è possibile notare quelle influenze thrash rilette in chiave doom che ci riportano alla mente chiari riferimenti a Slayer e Metallica. Bastano queste poche righe, con cui abbiamo iniziato ad analizzare “Forever in Hell”, per intuire quale possa essere uno dei suoi più grandi limiti: le influenze, essendo facilmente riconoscibili, creano una sensazione di già sentito durante l’ascolto dell’album. Se a questo sommiamo un songwriting carico di passione e fede nella causa, ma prevedibile e scontato, possiamo dedurre che ci troviamo al cospetto di un lavoro onesto, ma che difficilmente lascerà un segno del proprio passaggio. Gli Ancient Spell piazzano i pezzi migliori in apertura di disco, caratterizzati dall’accoppiata ‘Under the Spell’ e ‘Cease to Exist’, forse la traccia migliore del lotto, dove, nel ritornello, fanno capolino linee vocali di stampo Testament. Ecco, la voce… Marhefka arriva dall’universo death metal e, in alcuni frangenti, il suo sgraziato growl fatica ad amalgamarsi al tappeto sonoro realizzato dai compagni d’avventura, sollevando qualche perplessità. Ci troviamo così al cospetto di un album che spara le sue cartucce migliori – con tutti i limiti sin qui esposti – in apertura, per poi svilupparsi in maniera altalenante, evidenziando più ombre che luci.

 

Come detto poco sopra, gli Ancient Spell dimostrano di avere massicce dosi di passione e fede nella causa ma, purtroppo, forse per una certa “dipendenza” ai propri punti di riferimento, non riescono a realizzare quella miscela in grado di coinvolgere l’ascoltatore. Le canzoni risultano ben strutturate ma troppo “scolastiche” e prevedibili nel loro sviluppo, in cui una voce sgraziata, che in alcuni frangenti si presenta lineare e priva di dinamica, non riesce a creare le necessarie aperture alle varie tracce, appiattendo ulteriormente il lavoro. Certo, non tutto è da buttare e dalle fitte nubi qualche spiraglio di luce appare, ma gli Ancient Spell dovranno fare molto di più per poter provare a emergere dal denso e competitivo calderone dell’underground. “Forever in Hell” risulta così un disco per i doomster più incalliti, quelli che non si fanno scappare nemmeno un’uscita del genere, il cui numerino, qui in basso a destra, guadagna qualche punto per la convinzione sfoggiata dalla formazione californiana. Per il resto, gli Ancient Spell vengono “rimandati a settembre”.

 

Marco Donè

 

 

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