Recensione: Forget Me Not

Di Matteo Bovio - 18 Giugno 2003 - 0:00
Forget Me Not
Band: Dark Lunacy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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83

Certe volte le parole di chi commenta un cd, pur essendo sincere, sembrano piene di retorica. Potrebbe sembrare retorico se vi dicessi che per giudicare questo gruppo è servito l’ascolto di un cd intero, e che dai due pezzi dello split con gli Infernal Poetry non ne avevo colto granchè. Ma questa non è nient’altro che la pura verità. Sulle doti dei musicisti, sulla particolarità della loro musica, già ai tempi ero stato molto chiaro affermando che nulla poteva togliergli punti in questi ambiti. Tuttavia non ero riuscito a farmi coinvolgere tanto quanto è stato per questo nuovissimo Forget Me Not, perchè era passato solo il lato più tecnico, e non quello più importante, il vero fulcro della loro musica.

I Dark Lunacy sono dei veri e propri funamboli, sospesi in alto in equilibrio precario; rifiutano il solido terreno che il gothic, il death, il metal sinfonico offrono. Non sono cose che fanno per loro. E così si danno ad una musica fatta di contrasti, di sensazioni accennate, poi stroncate, e ancora riprese, in un susseguirsi di momenti così diversi eppure così accattivanti. Un suono unico ed inimitabile, che una volta assimilato non potrà essere confuso neanche dal meno attento degli ascoltatori, viene qui sviluppato attraverso 10 episodi dal grande valore.

Lasciamo da parte un attimo l’aspetto emotivo, e noteremo come in fondo la loro musica sia ridotta a non troppi elementi: ai classici strumenti si aggiungono violini, violoncelli, qualche tastiera… di per sè nulla di strabiliante. Ma poi ci buttiamo nelle canzoni, e scopriamo che ognuna ha una sua particolarità, evoca una sensazione particolare, ci regala qualcosa di nuovo. Avrebbero potuto fare un minestrone di sonorità, invece hanno scelto la strada più artisticamente gratificante… violini, chitarre, e quant’altro, sono veramente solo strumenti.

Ogni canzone ci racconta una storia diversa, a partire dalla malinconica “Lunacyrcus”; qui i violini si lasciano apprezzare nonostante il contrasto con le furiosi parti di batteria, mentre nella successiva “Fragile Caress” giocano piuttosto a costruire fraseggi assieme alle chitarre. Bellissima poi “Through The Non Time”, forse l’episodio più esay-listening di tutto questo Forget Me Not, grazie alla sua scorrevolezza e ad un ritornello molto accattivante ma non banale. Una canzone veramente dotata di slancio, e anche un po’ anomala all’interno della scaletta, vista la sua relativa semplicità.

Certo, ancora oggi mi lascia perplesso qualche particolare, qualche scelta stilistica. Per esempio tracce come “Die To Reborn” non mi convincono del tutto; i violini sembrerebbero voler uscire dallo schema lineare nel quale sono invece intrappolati, e non riescono a darmi le stesse sensazioni che altre tracce sprigionano molto più violentemente. E anche nella title-track abbiamo secondo me un leggero calo, mancando questa della fluidità e della compattezza che contraddistingue tutte le altre canzoni.

Eppure tutto ciò è perfettamente compensato dalle note di “Fiamm”, sin’ora la canzone nella quale ritrovo meglio esplicitata l’espressività della musica dei Dark Lunacy. Chitarre e batteria che entrano in scena con un attacco veramente poderoso (complimenti a tal proposito a Baijkal, meritevole di aver suonato le parti di batteria in maniera eccelsa), che trova poi sviluppi di ogni tipo in più di 8 minuti di canzone. Il tutto sempre in perfetta armonia, senza stacchi campati per aria o forzati.

A tutto questo vogliamo aggiungerci una buonissima produzione e una prova tecnica praticamente impeccabile, e avremo enunciato la formula per un grandissimo album. La musica dei Dark Lunacy nei suoi momenti migliori è fatta della stessa consistenza (o inconsistenza?) delle emozioni più pure, ed è quanto rende Forget Me Not un album da possedere non solo materialmente, ma intimamente. E anche un album che non guarda solo ai malinconici in cerca di atmosfere delicate, ma anche a chi vuole del metal suonato con gusto. Promosso a pienissimi voti.
Matteo Bovio

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